Bes, Istat: con il Covid crolla la speranza di vita in Italia

Annullati i guadagni in anni di vita maturati nel decennio

MAR 10, 2021 -

Roma, 10 mar. (askanews) – L’evoluzione positiva della speranza di vita alla nascita tra il 2010 e il 2019, pur con evidenti disuguaglianze geografiche e di genere, è stata duramente frenata dal Covid-19 che ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio. E’ quanto emerge dall’ottava edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) diffuso dall’Istat.

Nel Nord la speranza di vita passa da 82,1 anni nel 2010 a 83,6 nel 2019, per scendere nuovamente a 82 anni nel 2020. Nel Centro passa da 81,9 nel 2010 a 83,1 anni nel 2020 e nel Mezzogiorno da 81,1 a 82,2 anni, con perdite meno consistenti nell’ultimo anno (rispettivamente -0,5 e -0,3 anni). È un arretramento non ancora concluso, e che richiederà tempo per essere pienamente recuperato.

Nel 2020 in Italia l’indice di salute mentale assume il valore di 68,8. Rispetto al 2019, emergono tendenze differenti in sottogruppi di popolazione. Peggiora la situazione delle persone di 75 anni e più di entrambi i generi e delle persone sole nella fascia di età 55-64, soprattutto al Nord. L’indice di salute mentale peggiora anche tra le giovani donne di 20-24 anni e in alcune regioni come Lombardia, Piemonte e Campania che, insieme al Molise, presentano i valori più bassi.

Nel 2018, il tasso standardizzato di mortalità evitabile è risultato pari a 16,8 per 10mila residenti, con valori più elevati tra gli uomini (22,3 per 10mila abitanti contro 11,8 delle donne). Nel tempo si è osservata una forte riduzione della mortalità evitabile (il tasso standardizzato era pari a 23,5 per 10mila nel 2005), soprattutto nella componente prevenibile (da 14,8 per 10mila nel 2005 a 10,4 nel 2018).

Nel 2020 il 48,8% della popolazione di 75 anni e più è multicronica (soffre di tre o più patologie croniche) o ha gravi limitazioni nel compiere le attività che le persone abitualmente svolgono. Tale quota è più elevata tra chi vive nel Mezzogiorno (56,9% rispetto a 44,6% nel Nord e a 47% nel Centro), tra le donne (55% contro 39,7% degli uomini) e raggiunge il 60,7% tra le persone di 85 anni e più (rispetto a 39,3% delle persone di 75-79 anni).

Nel 2020 la quota di persone sedentarie di 14 anni e più è pari al 33,8%, dato in miglioramento rispetto al 2019. È invece in eccesso di peso il 45,5% delle persone di 18 anni e più, in lieve aumento rispetto all’anno precedente.

Nel 2020 i fumatori sono il 18,9% della popolazione di 14 anni e più (quota stabile rispetto all’anno precedente) mentre il consumo di alcol a rischio ha riguardato il 16,8% della popolazione della stessa fascia di età (in lieve aumento).

Mlp