Punch, Antonioli: l’idrogeno può rilanciare industria auto europea

"Puntiamo a sviluppare filiera completa in Italia e in Europa"

FEB 26, 2021 -

Milano, 25 feb. (askanews) – Puntare sull’idrogeno per salvare l’industria e la filiera europea dell’auto dall’onda elettrica che vede protagonista i produttori di batterie come la Cina. E’ con questo obiettivo che il gruppo belga dell’automotive Punch ha lanciato con un investimento iniziale di 2 milioni di euro la divisione Punch Hydrocells, che si affiancherà a Punch Torino, che fino a febbraio 2020 rappresentava il centro di ricerca di Gm in Europa. Il polo ha sede nella Cittadella Politecnica di Torino e ad oggi conta 700 dipendenti, compresi i 22 della nuova società.

“La corsa sull’elettrico trainata dalla Cina rischia di distruggere una parte dell’industria europea dell’automotive ancora focalizzata su motori endotermici, diesel e benzina. Un passaggio troppo brusco all’elettrico significherebbe buttare via oltre 100 anni di esperienza e una filiera consolidata”, ha dichiarato ad Askanews Pierpaolo Antonioli Ceo di Punch Torino.

Tre gli ambiti operativi della neonata società. In primo luogo lo sviluppo della propulsione a idrogeno partendo dai motori diesel di oggi e successivamente progettarne di nuovi omologati alla normativa Euro 7, che entrerà in vigore nel 2026. “Il vantaggio è che i fornitori rimangono gli stessi e le nostre fabbriche possono continuare a produrre ma con un’offerta green”, ha detto Antonioli

L’Italia è all’avanguardia nei sistemi di propulsione alternativi, in particolare gas e metano, con gruppi come Landi Renzo e Brc che possono facilmente adattare la componentistica per l’utilizzo a idrogeno. E infatti a gennaio è nato un consorzio per lo sviluppo di una filiera dedicata H2-ICE, di cui fanno parte Landi Renzo, Punch Torino, Avl e IIA, Industria Italiana Autobus, controllata da Leonardo e Invitalia, con l’obiettivo di realizzare all’inizio del 2023 un primo bus con motore diesel a idrogeno che sarà dato in dotazione all’azienda di Trasporti Regionale Emiliana (Tper).

“L’Italia è posizionata molto bene e può giocare un ruolo importante in Europa. Il primo obiettivo che ci siamo dati è di attaccare un settore di mercato ben definito: quello del trasporto pubblico. In quest’ottica IIA è un ottimo partner che ha le potenzialità per fare accordi non solo con l’Emilia Romagna, ma con le aziende Tpl di tutta Italia. La strategia di più di ampio respiro però rimane quella di sviluppare un’intera filiera, inclusa la distribuzione”, ha spiegato Antonioli.

Un partner naturale del progetto con il quale sono già stati avviati contatti è Snam che sulla distribuzione, ma anche sulla produzione di idrogeno, sta puntando molto. Il progetto di Punch Hydrocells sarebbe quello di costruire degli “hub” in luoghi di interscambio, come stazioni e porti, per alimentare anche treni e navi e di esportare il modello in Europa.

“Snam – ha spiegato Antonioli – è un ottimo interlocutore e nella distribuzione può avere un ruolo da protagonista. Allo stesso tempo vi sono dialoghi aperti anche con altri interlocutori. Noi abbiamo bisogno solo di un po’ di tempo per organizzare le risorse, ma le cose stanno viaggiando a una velocità che non ci immaginavamo. Le aziende stanno capendo quanto è importante muoversi in questo campo”.

L’altro filone che svilupperà Punch Hydrocells è quello delle celle a combustibile alimentate a idrogeno da utilizzare al posto delle batterie per la propulsione elettrica. “Questa soluzione presenta molti vantaggi soprattutto per il trasporto pesante perché le batterie occuperebbero troppo spazio, mentre l’ingombro delle celle a combustibile è ridotto. E poi la ricarica è molto più semplice, basta fare il pieno di idrogeno”.

Infine Punch Hydrocells punta a diventare Energy broker attraverso lo sviluppo di soluzioni software, elettroniche e di IA per aumentare l’efficienza delle reti elettriche e sfruttare al meglio la produzione da rinnovabili. Ma anche per consentire alle centrali elettriche di utilizzare la miglior fonte energetica per la produzione scegliendo fra idrogeno, elettrico o gas naturale. “Sostenibilità vuol anche dire non sprecare energia. Oggi per una problema di capacità di rete la produzione da rinnovabili viene in parte sprecata, mentre potrebbe essere utilizzata per fare l’elettrolisi e produrre idrogeno. Stesso discorso vale anche per le biomasse”.

Seguendo il ragionamento, un’ipotesi che oggi sembra visionaria sarebbe quella di sfruttare il sole del nord Africa per produrre con il fotovoltaico l’energia per l’elettrolisi e poi immettere l’idrogeno nelle tubature oggi usate per il metano, ma riconvertibili al trasporto di idrogeno. Stesso discorso, ma con il vento, si potrebbe fare per il Nord Europa, dove sono già in fase di sviluppo progetti per trasformare le vecchie piattaforme oil in centri di produzione dell’idrogeno, da spedire a terra attraverso le tubature utilizzate per il petrolio. Anche gli scarti della produzione da energia nucleare possono essere utilizzati per fare idrogeno, come già avviene in Francia. E non è un caso che il gruppo transalpino Air Liquide abbia da poco siglato un accordo con il gruppo Itochu per realizzare il più grande impianto di produzione di idrogeno al mondo in Giappone.