Italvolt, Carlstrom: uscirò da Britishvolt per finanziare progetto

"Paese competitivo per essere protagonista della green economy"

FEB 18, 2021 -

Milano, 18 feb. (askanews) – L’imprenditore Lars Carlstrom ha scelto l’ex area Olivetti di Scarmagno, in provincia di Torino, per costruire con Italvolt la prima Gigafactory di Italia, con un investimento di 4 miliardi di euro e la prospettiva di creare nel 2024 4mila posti di lavoro, 15 mila se si considera l’indotto. Una scelta difficile, arrivata dopo 8 mesi di trattative con diverse istituzioni locali e nazionali. Carlstrom non nasconde la sua soddisfazione mentre parla con askanews delle ragione che lo hanno spinto a investire in Italia.

“Siamo molto emozionati della scelta di Scarmagno. Il Nord Italia è strategico per presidiare tutto il sud Europa, dove ad oggi non ci sono progetti di Gigafactory. E guardando avanti con lo sviluppo dell’elettrico la domanda di batterie sarà molto superiore all’offerta. E non si può ipotizzare di fare affidamento solo sulla produzione asiatica anche per una questione anche di logistica: il trasporto genera inquinamento. Nel 2024 quando inizieremo la produzione con una potenza di 45 GWh, saremo in grado di produrre batterie per 400/700 mila batterie l’anno, che aumenteranno quando raggiungeremo la piena potenza di 70GHw”.

Grande apprezzamento per l’accoglienza da parte delle istituzioni e del sistema paese. “L’Italia ha ottime chance e tutte le carte in regola per essere protagonista della transizione energetica e della green economy. Da parte delle istituzioni c’è stato una forte volontà di arrivare a un accordo. Anche la Regione Piemonte è stata eccezionale da questo punto di vista. Rispetto all’Inghilterra, in Italia abbiamo trovato un sostegno e un interesse decisamente superiori, oltre le nostre aspettative”.

Per sviluppare il progetto della Gigafactory, Italvolt ha stretto una partnership con Comau, che si occuperà degli impianti per la produzione delle batterie, e Pinifarina che seguirà invece la costruzione dello stabilimento. “Abbiamo trovato partner e fornitori con grandi competenze. Probabilmente abbiamo messo a punto il sistema più efficiente per costruire una gigafactory. In questo siamo dei pionieri e con noi l’Italia”.

Un ruolo centrale sarà ricoperto anche dalla collaborazione con le Università come il Politecnico di Torino per lo sviluppo delle batterie. Nella Gigafactory non si produrranno solo batterie per auto, ma anche per l’accumulo di energia da fonti rinnovabili. “Con la domanda di energia generata dalle auto elettriche ci sarà un forte impatto sulla rete e per questo sarà importante avere batterie di accumulo per sfruttare le energie rinnovabili”.

Sui tempi per la realizzazione della gigafactory Carlstrom è ottimista: “La prossima settimana inizieremo le valutazioni ambientali. A marzo dovrebbe iniziare l’ingegnerizzazione che durerà 2-3 mesi, per arrivare allo studio di fattibilità entro settembre o ottobre. Quindi entro fine anno, se tutto va bene, inizieremo a costruire la fabbrica che sarà operativa in 2 anni”.

Per finanziare il progetto italiano, Carlstrom cederà le quote da Britishvolt dove già non ricopre più ruoli e che ha fondato per costruire una gigafactory da 35 Gwh a Blyth nel Nothumberland. “Lascerò tutti i miei incarichi in Britishvolt e venderò le mie azioni nelle prossime settimane. Mi concentrerò sull’Italia e in Italvolt, dove ad oggi ho investito 5 milioni di euro e di cui sarò presidente e Ad”.

Con le risorse ricavate, Carlstrom afferma di avere fondi “almeno per i prossimi 5-6 mesi. Ma non vedo problemi a reperire liquidità: l’appetito per gli investimenti green oggi è al top. Adesso ci stiamo dedicando a reclutare le persone e a strutturare l’aziende per renderla bancabile. Penso che per l’estate saremo in grado di avviare una raccolta fondi, anche attraverso l’emissioni di debito”.

La gigafcatory avrebbe già attirato altri investitori. “Abbiamo ricevuto diverse manifestazioni di interesse, anche da parte di investitori italiani. L’idea sarebbe di mantenere la società e il board tutto italiano. In particolare c’è un investitore industriale molto conosciuto che ha dimostrato interesse, ma non abbiamo ancora avviato trattative. Siamo concentrati a sviluppare il progetto”. Anche i fornitori saranno tutti italiani. “Pensiamo sia importante produrre le batterie sul territorio, in Italia. E per questo ci stiamo guardando intorno per avviare partnership che ci consentano di raggiungere questo obiettivo”.

L’imprenditore svedese sta monitorando con attenzione anche la Battery Alliance avviata da Francia e Germania per creare sinergie nella produzione di batterie. “Conosco molto bene la Battery Alliance e saremmo felice di farne parte. Come il nostro partner Comau, che ha un posto anche nel board. Quindi è un po’ come si ci fossimo anche noi, anche se vorremo diventare membri a tutti gli effetti”. Fra i potenziali clienti, un pensiero va a Stellantis che controlla Comau. “Abbiamo incontrato Stellantis e li teniamo informati su quello che facciamo. Ma al momento non ci sono accordi di alcun tipo. Ci piacerebbe realizzare le batterie per la loro, sarebbe molto importante, ma siamo in contatto anche con altri costruttori”.