Mondo startup a Colao: non più nicchia, ora attrarre investimenti

"Preparare un Tech Transfer Act, scommettere su chi può sfondare"

FEB 15, 2021 -

Milano, 15 feb. (askanews) – Smettere di guardare all’innovazione come “un orticello da difendere”, scommettere sulle startup che hanno la capacità di sfondare sui mercati internazionali, attrarre nuovi investitori e preparare un Tech Transfer Act per incentivare la collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese. Per Vittorio Colao, neo ministro alla Transizione digitale, le sfide sul tavolo non mancano: “Ha la leadership per far sì che l’innovazione diventi la ‘way of life’ del nostro Paese, abbattendo gli steccati che l’hanno resa a lungo un’idea di nicchia”, dice Fabrizio Sammarco, fondatore e ceo di ItaliaCamp. Oggi, ragiona, “l’innovazione è un ingrediente trasversale per tutti i campi e bisognerà essere bravi a portarla ovunque, agganciandola alle priorità del governo fissate nel Recovery plan” da 209 miliardi (di cui oltre 40 destinati direttamente al digitale).

“Per troppo tempo – sottolinea Sammarco – l’Italia è stata in panchina mentre gli altri Paesi giocavano la loro partita”. Risultato: minor capacità di attrarre idee e investimenti rispetto a ‘startup nation’, come Israele e Cile, e competitor diretti, come Germania e Francia che possono contare su un’industria del venture capital fino a 6,5 volte più grande di quella italiana.

“Le nostre startup hanno una storica difficoltà a scalare”, spiega Francesco Cerruti, direttore generale di VcHub, associazione che riunisce gli operatori italiani dell’innovazione: “Nel 2019 e nel 2020 – dice – nessuna è riuscita a raccogliere 100 milioni di euro nei round di finanziamento, mentre in Francia in entrambe le annate si è andati a doppia cifra”. Ora, spiega, “serve un cambio di approccio per direzionare i fondi, anche del Recovery fund: quanto è sano un sistema innovativo non lo si valuta solamente con il numero assoluto di imprese, ma anche sulla base di quante riescono a creare ricchezza e lavoro”.

Sul piano normativo per rendere più solido il sistema, Vc Hub studia un Tech Transfer Act capace di aumentare le connessioni tra mondo accademico e imprese, attraverso stanziamento di fondi per il trasferimento tecnologico e la creazione di eccellenze territoriali. Per sopperire alla mancanza di investitori e affiancare privati al Fondo nazionale innovazione, nato nel 2020 per volontà di Cdp con una dotazione da un miliardo di euro, per Cerruti vanno, invece, coinvolti “due macro-soggetti poco inclini al venture capital: casse previdenziali e fondi assicurativi”. Per il dg di VC Hub serve “creare un fondo di fondi alimentato dalle loro risorse” e “agevolare gli investimenti”, eliminando i tetti alla defiscalizzazione fissati nel decreto Rilancio (100mila euro per le startup e 300mila euro per le Pmi innovative). “Questo – spiega – aumenterebbe la capacità di investimento anche delle grandi aziende: in Germania 29 imprese sulle 30 quotate al Dax di Francoforte hanno un loro fondo di corporate venture capital; in Italia ce ne sono solo 6 tra le 40 del Ftse Mib…”.

Anche gli imprenditori dell’innovazione chiedono di attrarre nell’agone più imprese. Alessio Lorusso, fondatore e ceo di Roboze, startup italiana della stampa 3D, sottolinea quando sia necessaria la creazione di un “ecosistema virtuoso capace di coinvolgere nel venture capital le grandi aziende italiane, spesso leader mondiali del loro mercato”. Roboze, fatturato da 5 milioni di euro nel 2020 e 100 dipendenti divisi tra Bari e Houston (Stati uniti), mantiene saldo in Italia il suo centro di ricerca ma chiede al neo ministro Colao di alleggerire vincoli burocratici e balzelli che appesantiscono il lavoro degli imprenditori a ogni livello: “Le startup italiane – dice – gareggiano nel mondo correndo con una zavorra”. Per eliminarla due idee: superare i bandi che prevedono una rendicontazione (“Chi ha già i soldi non ha bisogno del pubblico”) e accelerare i pagamenti quando la PA sceglie startup come fornitori. “Per una giovane impresa incassare qualche mese prima può fare la differenza tra la vita e la morte”. (di Michele Chicco).