Cautela di Lagarde davanti al pressing degli eurodeputati sul clima

Chiedevano di smettere di finanziare asset dell'economia fossile

FEB 8, 2021 -

Bruxelles, 8 feb. (askanews) – La presidente della Bce Christine Lagarde ha dato risposte all’insegna della cautela, oggi a Bruxelles, a diversi eurodeputati che le avevano chiesto durante un dibattito in plenaria del Parlamento europeo un impegno più concreto in supporto alle politiche climatiche dell’Ue, aprendo alla possibilità di smettere di finanziare con la propria politica monetaria gli asset dell’economia fossile.

La Bce ha già deciso di dare, restando “nel quadro del proprio mandato”, un contributo agli obiettivi climatici e di sostenibilità ambientale dell’Ue con un aumento previsto per i prossimi anni dei “green bond” detenuti nel proprio portafogli di fondi, che “sono oggi arrivati al 3,5% del totale”, ha annunciato Lagarde nel suo discorso introduttivo.

Inoltre, ha aggiunto la presidente della Bce, “dall’inzio di quest’anno, le obbligazioni con cedole che hanno strutture legate a certi obbiettivi di performance in termini di sostenibilità sono state ammesse come collaterali nelle operazioni di credito dell’Eurosistema, e abbiamo anche concordato principi comuni per gli investimenti responsabili e sostenibili, che applicheremo alla gestione dei nostri portafogli di politica non monetaria denominati in euro”; e in entrambi i casi, ha sottolineato, si tratta di novità.

“Le banche centrali non sono responsabili per le politiche climatiche”, e “gli strumenti più importanti di cui c’è bisogno” in quest’area sono “al di fuori del nostro mandato” e in mano alle autorità e istituzioni politiche. Tuttavia, ha riconosciuto Lagarde, “il fatto che non siamo noi a sedere al posto di guida non significa che possiamo ignorare il cambiamento climatico”, che ha “implicazioni macroeconomiche e finanziarie”, e comporta perciò anche “conseguenze per il nostro obiettivo primario della stabilità dei prezzi e per le altre aree di nostra competenza”.

Ma per quanto riguarda l’applicazione di considerazioni di sostenibilità ambientale alle operazioni di politica monetaria, tutto quello che Lagarde ha concesso è che l’argomento verrà affrontato nell’ambito della discussione in corso sulla revisione della strategia della Bce, che dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2021.

Nella discussione in plenaria, alcuni eurodeputati di centro destra hanno contestato che la Bce possa occuparsi di questi temi, invocando la “neutralità del mercato”, ma diversi altri parlamentari hanno, al contrario, chiesto a Lagarde di fare di più.

Il verde francese Claude Gruffat, in particolare, ha affermato che “la Bce ha riacquistato debiti per 3.800 miliardi di euro a sostegno dell’economia del carbonio”, e che “sugli attivi del settore privato detenuti dalla Banca centrale, pari a 242 miliardi di euro, il 63% riguardano la ‘brown economy'”, ovvero i settori dipendenti dall’energia fossile, che “rappresentano solo il 10% dei posti di lavoro e il 20% dell’attività economica in Europa”.

“La politica monetaria della Bce e gli attivi privati che detiene hanno un impatto enorme sulla vita quotidiana dei cittadini, e la vostra azione dovrebbe sostenere più posti di lavoro e meno carbonio. Quando renderete finalmente coerente – ha chiesto Gruffat a Lagarde – il vostro ruolo con la roadmap climatica dell’Ue?”.

Un altro verde, il tedesco Sven Giegold, ha denunciato il fatto che le agenzie finanziarie internazionali continuano a dare rating molto alti alle multinazionali dell’energia fossile, e che la Bce accetta quei rating come parametro per le sue decisioni di rifinanziamento, senza far pesare dunque in queste decisioni i rischi climatici di lungo termine.

Nella sua replica alla fine del dibattito, Lagarde si è sostanzialmente limitata a riaffermare, girandoci intorno, quanto aveva detto nell’introduzione. “Il fatto che alla Bce non siamo responsabili per le politiche climatiche non significa che ignoriamo il riscaldamento globale, o che non svolgiamo alcun ruolo per combatterlo. Le dimensioni delle sue conseguenze – ha ammesso – richiedono un’azione non di medio o lungo termine, ma immediata. Gli effetti materiali del cambiamento climatico – ha ripetuto – hanno implicazioni macroeconomiche e finanziarie, e conseguenze sulla stabilità dei prezzi, che è il nostro mandato, così come – ha aggiunto – per la stabilità finanziaria e la supervisione bancaria, che fanno anche parte della responsabilità della Bce”.

La cautela di Lagarde, che contrasta con le spinte energiche con cui aveva lanciato le istanze “green” al suo debutto alla guida della Bce, potrebbe riflettere difficoltà a trovare una quadra in seno al Consiglio direttivo su queste tematiche. E magari la volontà di preservare il dialogo per cercare un accordo nella revisione strategica, che durerà ancora mesi, evitando di far irrigidire le posizioni con dichiarazioni che possano irritare chi, su una tematica che resta ancora aperta e da definire, sostiene tesi diverse e più orientate all’ortodossia monetaria.

Ad ogni modo “siamo consapevoli delle conseguenze” del riscaldamento globale “e della necessità di mitigarle e di adattarsi” ad esso, ha continuato Lagarde. “La Bce sta riflettendo sui rischi emergenti correlati al cambiamento climatico nell’ambito dei compiti previsti dal Trattato; stiamo valutando questi temi nella nostra revisione strategica, e in particolare stiamo analizzando come le considerazioni di sostenibilità ambientale possano essere rilevanti nel perseguire gli obiettivi della Bce applicandole non solo ai portafogli della politica non monetaria ma ben aldilà”, ha concluso.