Pensioni: il sistema regge ma incombono Covid-19 e quota 100

Le anticipazioni dell'ottavo rapporto di Itinerari Previdenziali

GEN 28, 2021 -

Roma, 28 gen. (askanews) – A fine 2019 il sistema pensionistico era in “discreto stato di salute”, ma crisi pandemica e maggiore ricorso ai pensionamenti anticipati “potrebbero rendere il quadro decisamente meno favorevole già dal 2020”. Lo rileva l’ottavo rapporto di Itinerari Previdenziali.

Dalle anticipazioni del centro studi emerge che nel 2019 si interrompe la lunga serie in diminuzione dei pensionati del sistema Italia, che dai 16.004.503 del 2018 aumentano fino a 16.035.165 (+30.662 unità). Il numero dei lavoratori attivi regolari che pagano i contributi e le imposte è stato nel 2019 il più alto di sempre con 23.376.000 (superiore anche al record del 2008, ultimo anno positivo prima della grande crisi). Nonostante quota 100 e le altre forme di pensionamento anticipato introdotte o prorogate dalle ultime leggi di bilancio, si consolida anche il rapporto occupati e pensionati, che sale fino a 1,4578 (miglior risultato degli ultimi 23 anni).

Dopo un trend positivo iniziato nel 2009 e proseguito fino al 2018 in modo costante per effetto delle ultime riforme previdenziali, che hanno innalzato gradualmente requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati risale fino a 16.035.165 unità. Un incremento comunque inferiore a quanto ci si aspettasse a seguito dell’entrata in vigore di quota 100, in parte motivabile con la contestuale e numericamente significativa cancellazione di molte pensioni erogate in giovane età, con effetti positivi sul sistema.

Al primo gennaio 2020 risultavano ancora circa 502mila prestazioni in pagamento dal 1980 o ancora prima, con un decremento di ben 150mila pensioni rispetto all’anno precedente. Tornando al numero di pensionati, nel 2019 se ne rilevano 30.662 in più rispetto al 2018, con una variazione percentuale tendenziale positiva dello 0,19%: nonostante degli oltre 16 milioni di pensionati il 51,9% sia di genere femminile, le donne pensionate diminuiscono rispetto alla rilevazione precedente di 34.133 unità mentre gli uomini aumentano di 64.795.

Gli occupati aumentano anche nel 2019 toccando quota 23.376.000 (erano circa 70mila in più nel mese di luglio), con un tasso di occupazione totale a fine anno pari al 59,1%, un tasso di occupazione femminile al 50,1% e quello degli over 50 vicino al 61%. Tutti dati da record e in miglioramento rispetto agli anni precedenti. Crescono però a 259,65 milioni (+20%) le ore di cassa integrazione autorizzate, principalmente a causa della contrazione occupazionale dell’ultimo trimestre 2019, mentre il monte ore lavorato dei dipendenti resta ancora inferiore del 5% rispetto al 2008, così come le ore lavorate nell’anno per addetto.

In merito al rapporto attivi-pensionati, malgrado l’impatto delle misure di anticipo pensionistico introdotte dalla legge di bilancio per il 2019 e l’incremento dei pensionati, regge e addirittura migliora il rapporto tra occupati e pensionati, che nel 2019 tocca quota 1,4578 contro l’1,4521 del 2018. Un valore, fondamentale per la tenuta di un sistema pensionistico a ripartizione come quello italiano, che non solo rappresenta il miglior risultato di sempre, ma che è anche molto prossimo a quell’1,5 già indicato nei precedenti rapporti come soglia necessaria per la stabilità di medio lungo termine del sistema.

Vis