Salari al palo, si lavora di più ma si guadagna meno della media Ue

L'allarme della Cgil

NOV 4, 2020 -

Roma, 4 nov. (askanews) – Salari degli italiani al palo da un decennio. Per i lavoratori italiani il salario lordo medio si colloca a livelli ben inferiori rispetto alla media degli altri Paesi dell’Eurozona e risulta di poco superiore solo a quello spagnolo. L’Italia ha un alto numero medio di ore lavorate all’anno per dipendente e allo stesso tempo la minor quota salari in percentuale del Pil. Insomma, in Italia si lavora di più – a causa della scarsa capacità tecnologica e ai bassi investimenti in innovazione del nostro sistema economico – ma si viene retribuiti molto meno. E come se non bastasse, sui salari italiani grava una pressione fiscale a livelli record. E’ la fotografia scattata dalla Cgil in una ricerca della Fondazione Di Vittorio sulla questione salariale in Italia.

Guardando nel dettaglio i dati, dalla ricerca emerge che il salario lordo annuale medio (a prezzi costanti 2019) nei Paesi Bassi e in Belgio si attestava, nel 2000, a 44 mila e 43,4 mila euro rispettivamente e ha registrato a fine 2019 una crescita del +8,8% e +9,9%. Nello stesso periodo, il salario in Germania e in Francia, che nel 2000 era di 35,8 mila e 32,2 mila euro, è cresciuto del +18,4% e del +21,4%. Infine, il salario in Italia e Spagna, che nel 2000 era pari a 29,1 mila e 26,8 mila euro, ha segnato nel 2019 un aumento, rispettivamente, del +3,1% e +2,2%.

Questo confronto tra le sei maggiori economie dell’Eurozona permette di mettere in evidenza tre dinamiche salariali differenti: Paesi Bassi e Belgio, in presenza di salari medi più alti, registrano comunque una crescita; Germania e Francia, con salari medi che si collocano ad un livello intermedio tra i sei Paesi, registrano l’incremento salariale più alto; Italia e Spagna, con i salari medi più bassi, si caratterizzano entrambe per una stagnazione di lungo periodo.

Inoltre, nella comparazione tra l’Italia e la Germania – presa come riferimento in quanto maggiore economia dell’Eurozona – possiamo vedere come i salari, dopo un decennio di sostanziale stagnazione (2000-2009), abbiano avuto dinamiche divergenti, pur in presenza di tassi di inflazione ai minimi storici. Infatti, nel successivo periodo (2010-2019), i salari tedeschi crescono di +5.430 euro (pari a un +14,7%) mentre quelli italiani diminuiscono di -596 euro (pari a un -1,9%). Inoltre, l’Italia è l’unico tra i sei Paesi dell’Eurozona che non ha ancora recuperato il livello salariale pre-crisi (2007) e che ha avuto complessivamente le oscillazioni più contenute.

In Italia, poi, il salario di un single al 100% del salario medio (21,6 mila euro) ha uno scarto di oltre 15,7 mila euro con i Paesi Bassi, di oltre 10 mila con a Germania, di 8,4 mila con il Belgio e quasi 5 mila con la Francia. Nel caso del monogenitore al 67% del salario medio con due figli, il salario netto in Italia (pari a 20,6 mila euro) ha uno scarto di oltre 16,7 mila euro con i Paesi Bassi, oltre 8 mila con Belgio e Germania e di 5,8 mila con la Francia, mentre è superiore a quello spagnolo di oltre 2,6 mila euro. Infine, nel caso italiano della coppia bireddito con entrambi i genitori al 100% del salario medio e due figli (45,2 mila euro), lo scarto rispetto alle economie prese a confronto è ancora maggiore in termini assoluti: 34,5 mila con i Paesi Bassi, 23,8 mila con la Germania, 20,3 mila con il Belgio e 10,8 mila con la Francia.

Infine, da questa analisi emerge come i salari familiari netti italiani rispetto a quelli tedeschi valgano una quota che va dal 61,5% della coppia monoreddito con due figli e salario pari a quello medio fino al 71,8% del monogenitore con due figli e salario pari a due terzi di quello medio. Inoltre, i dati mostrano come l’Italia nel 2019 abbia registrato il maggiore cuneo fiscale (39,2%) proprio per la coppia monoreddito con due figli e un salario equivalente a quello medio (Ocse, 2020).

Questo mette in evidenza come sui salari lordi italiani, già mediamente più bassi degli altri, si eserciti complessivamente una maggiore pressione fiscale.

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