Federmoda: con Dpcm si profila disastro, chiuderanno 20mila negozi

Servono contributi fondo perduto. In fumo oltre 20 mld di consumi

NOV 4, 2020 -

Milano, 4 nov. (askanews) – Con le ulteriori restrizioni previste dal nuovo Dpcm per i negozi di moda si profila un “disastro”. E’ l’allarme lanciato da Federazione Moda Italia – Confcommercio che prevede una perdita complessiva di oltre 20 miliardi di euro di consumi nel solo dettaglio moda a fine anno, con la chiusura definitiva di 20mila negozi in Italia e conseguente ricaduta sull’occupazione di almeno 50mila addetti.

Il settore moda è già in grave crisi, sottolinea Federmoda: 115mila negozi hanno subito un drastico calo delle vendite di oltre il 50%. “Siamo fantasmi – ha commentato il presidente Renato Borghi – Sono sotto gli occhi di tutti i gravi danni subiti dai negozi di moda che vivono di collezioni stagionali, ordinate anche otto mesi prima dell’arrivo dei prodotti in store e che hanno investito centinaia di migliaia di euro in merce che, a questo punto e con ogni probabilità, resterà ferma. E poi troviamo incredibile che ci si sia dimenticati di un settore come il nostro. Attivare lockdown differenziati, in base alla gravità degli effetti della pandemia sui territori, non deve significare negare ristori a chi sta meno peggio perché non costretto alla chiusura, ma concedere, se mai, contributi più congrui alle necessità di chi chiude forzatamente”.

“Al primo posto – ha proseguito Borghi – va messa sempre la salute dei cittadini ma è difficile digerire questi provvedimenti quando abbiamo investito importanti risorse per andare avanti con coraggio, rispettando protocolli e linee guida per la sicurezza e digitalizzando le nostre aziende. Abbiamo puntato sulla multicanalità, promosso nuovi servizi, incrementato sconti ai clienti, riducendo, però, la marginalità e di conseguenza la possibilità di sopravvivenza. Nessuno, dopo l’esperienza della tragica primavera, capisce che questo nuovo lockdown è fisico per alcune categorie, ma anche virtuale e non meno letale per altre come la moda anche nei territori dove non sono disposte chiusure per decreto. C’è stato tutto il tempo per poter valutare possibili scenari e interventi alternativi. Ma non li abbiamo visti. C’è stata un’inefficienza che alla fine pagheremo noi. Le nostre attività non riescono a stare aperte senza prospettive; vanno aiutate. Servono – ha spiegato Borghi – contributi a fondo perduto, credito d’imposta per gli affitti, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi del 2020 e una moratoria per tutto il 2021, detassazione o rottamazione dei magazzini per superare il grande problema delle rimanenze, sospensione dei mutui e dei leasing bancari e prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021”.