In Lombardia lavoratori stranieri pagati meno, pesano permessi

Sindacati: Situazione peggiorata con decreti sicurezza. Dati Idos

OTT 28, 2020 -

Milano, 28 ott. (askanews) – I cittadini stranieri residenti in Lombardia sono circa 1,2 milioni, pari al 12% della popolazione, contribuiscono all’aumento del Pil regionale ma lavorano in condizioni penalizzanti. E’ quanto emerge dal Rapporto 2020 sull’Immigrazione realizzato da Idos, in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil Lombardia. La retribuzione media di un cittadino straniero, secondo il rapporto, è di 1.179 euro rispetto ai 1.530 euro di un lavoratore italiano (circa il 23% in meno). Per quanto riguarda i sovraistruiti, la quota tra i lavoratori stranieri è del 30,5% rispetto al 21,7% degli italiani, mentre i lavoratori stranieri sottoccupati sono il 7,1% del totale rispetto all’1,9% dei lavoratori italiani.

La condizione lavorativa degli stranieri è penalizzata anche dal fatto che ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno, per la richiesta di cittadinanza o per i ricongiungimenti famigliari, occorre dimostrare in tutti i casi di avere un reddito congruo. Questo costringe l’immigrato a svolgere comunque, e a qualunque condizione, un’attività lavorativa anche se pesante e malpagata.

Gli occupati totali sono 577.207 (il 12,9% del totale, il 60% sono uomini, il 40% donne), il tasso di disoccupazione è pari al 10,2% (a fronte del 4,9% fra gli italiani). Il settore occupazionale in cui si concentrano i lavoratori stranieri è quello dei servizi (65,7%, in particolare lavoro domestico e commercio), con a seguire l’industria (32,2%, con spiccata presenza nell’edilizia). Ma gli stranieri sono anche imprenditori. Le imprese guidate da un cittadino nato all’estero sono 118.848 (fine 2019), in crescita dell’1,5% rispetto all’anno precedente.

“Il Rapporto Idos 2020 – commentano le tre sigle sindacali – conferma la nostra valutazione negativa riguardo i Decreti Sicurezza, che hanno di fatto peggiorato la condizione dei migranti nel nostro paese favorendo un aumento di persone prive di regolare titolo di soggiorno che restano sul nostro territorio senza la possibilità di continuare a lavorare o di cercare lavoro e resi ancor più dipendenti da un sistema di sostegno indebolito e sfilacciato”.

I sindacati regionali chiedono “una riforma complessiva della normativa italiana ed europea in materia di immigrazione, a partire dall’accordo di Dublino. Per contrastare illegalità e lavoro nero, occorre prevedere canali di ingresso legale per motivi di lavoro che amplino la platea ristretta dei lavoratori ammissibili con il Decreto Flussi annuale; la possibilità di incrociare direttamente sul territorio italiano domanda e offerta di lavoro; permessi per motivi di studio e di lavoro alle persone in fuga da guerre e persecuzioni e un investimento deciso sull’integrazione di chi sceglie di vivere definitivamente nel nostro Paese, a partire da una modifica della legge sulla cittadinanza da troppo tempo ostaggio di pregiudizi ideologici infondati”. A fine 2019 in Lombardia si contavano In Lombardia la maggior parte degli stranieri si concentra nell’area milanese (40,5%), con a seguire le province di Brescia (13,1%) e Bergamo (10,2%). La comunità più rappresentata è quella rumena (14,9%), quindi vengono marocchini (7,9%), egiziani (7,7%), albanesi (7,6%) e cinesi (5,9%).