Fmi: Covid ha enormi ricadute su conti Paesi, balzo debito Italia

Valutare costi e benefici delle misure di aiuto

OTT 14, 2020 -

Roma, 14 ott. (askanews) – La necessaria risposta alla pandemia messa in campo dai governi con misure di Bilancio “ha salvato vite, sostenuto le imprese e i più vulnerabili e mitigato le ricadute sull’attività economica”. Tuttavia, avverte il Fondo monetario internazionale nel suo Fiscal Monitor, il rapporto annuale sulle finanze pubbliche “le conseguenze della crisi, combinate alla perdita di gettito dovuta alla contrazione economica, sono state enormi”.

L’istituzione di Washington prevede che in media nel 2020 il deficit di Bilancio dei Paesi balzi al 9% del Pil e che il debito pubblico si avvicini alla soglia del 100% del Pil.

In Italia, dove il debito partiva da valori ben più elevati della media, i livelli sono ancor più pesanti. Il Fmi prevede che dal’1,6% del Pil del 2019 il deficit schizzi al 13% quest’anno e poi si smorzi al 6,2% nel 2021, con a seguire 3,9% nel 2022, 2,7% nel 2023 e 2,5% in 2024 e 2025. Il debito dell’Italia, invece, dal 134,8% del Pil del 2019, volerà al 161,8% quest’anno, successivamente il Fmi pronostica 158,3% nel 2021, 156,6% nel 2022, 154,9% nel 2023, 153,8% nel 2024 e 152,6% nel 2025.

Le cifre su 2020 e 2021 erano state pubblicate già ieri nel World Economic Outlook. Nello studio il Fmi precisa che queste previsioni si basano sul programma di Bilancio 2020 aggiornato e sui successivi provvedimenti, senza specificare se questi includano la recente Nota di aggiornamento al Def.

L’Italia, assieme a Giappone e Spagna, è uno dei Paesi in cui il debito-Pil aumenterà di circa 30 punti percentuali. Peraltro il Fmi rileva che in Italia, come in Gran Bretagna, la quota di debito privato con rating “speculativo” (cioè più basso dei livelli di investimento migliori) supera il 50% del debito privato totale delle imprese. “Questi fattori – si legge – possono aver limitato la portata dei sostegni pubblici durante la crisi Covid”.

Ora, “con margini di bilancio limitati, i governi devono valutare costi e benefici delle misure di aiuto. Le prime analisi suggeriscono che le politiche che hanno rapidamente limitato i contagi hanno anche consentito riprese più rapide e sicure e il ripristino della fiducia, riducendo i costi finanziari e sociali”.

I sussidi di disoccupazione hanno aiutato a sostenere i consumi di coloro che hanno perso il lavoro. Secondo il Fmi però “molte delle politiche che hanno aiutato nell’immediato hanno implicazioni sul lungo termine. I sussidi ai salari, ad esempio, hanno salvato i posti di lavoro ma possono anche rallentare i ricollocamenti quando emergono nuove posizioni. I rinvii delle scadenze fiscali hanno sostenuto le liquidità, ma rischiano di diventare fardelli permanenti sui bilanci pubblici. E le iniezioni di capitale pubblico nelle imprese – aggiunge il Fmi – che hanno evitato fallimenti, rischiano di rinviare riallocamenti di capitali settoriali che sono cruciali per la ripresa”.