Kartell non rinnega la plastica, ma apre a nuovi materiali

Riciclati, biodegradabili o non a iniezione come il legno

GEN 30, 2020 -

Milano, 30 gen. (askanews) – La plastica è “insostituibile, ma bisogna imparare a usare quella giusta e a riutilizzarla alla fine del ciclo di vita del prodotto”. Lo ha sottolineato il presidente di Kartell, Claudio Luti, prima di presentare la strada verso nuovi materiali intrapresa dall’azienda milanese di arredo che, come poche altre al mondo, rappresenta il design applicato alla plastica. Nel futuro di questa impresa famigliare, che ha compiuto a dicembre 70 anni e si prepara a un cambio generazionale, c’è anzitutto lo sviluppo di polimeri biodegradabili, sui quali l’azienda lavora già da quattro anni, ma anche la plastica riciclata e infine il legno, piegato e modellato in modo innovativo.

“Noi – ha premesso Luti – andiamo avanti per la nostra strada, con la nostra strategia: adesso tutti parlano di sostenibilità, io la do per scontata e avendo lavorato molto in passato con le iniezioni di plastica vogliamo chiarire che intendiamo continuare a fare innovazione su nuovi materiali e processi con la collaborazione, come al solito, dei designer più bravi, continuare a essere laboratorio di creatività e anzi allargarci, come già fatto in passato, all’innovazione sui materiali e non solo sulle forme. Vogliamo rimanere un’azienda molto creativa”.

La prossima edizione del Salone del mobile, ha continuato Luti che è anche presidente della manifestazione milanese, “per noi di Kartell sarà molto importante. È un po’ un laboratorio. Sulle plastiche biodegradabili, siamo davanti a tutti, ma soprattutto lavoriamo con un’etica, fatta di attenzione anche agli aspetti sociali dell’impresa e credo che questo sarà sempre più premiante. Parlare superficialmente di sostenibilità non basta se non hai un’azienda etica e attenta. Non basta avere cioè il prodotto biodegradabile, serve una visione lunga e il prossimo Salone rispetterà questa visione”.

La sfida è quella di sviluppare materiali nuovi, biodegradibili o riciclati, ma con le stesse caratteristiche meccaniche della plastica tradizionale. “Nel 1994 – ha ricordato – abbiamo presentato il primo prodotto riciclato nella storia del design, un vassoio ricavato dai rifiuti. Era puntinato, puzzava anche, e ne abbiamo venduto uno, ma da quella esperienza oggi si producono sedie da residui industriali” e da lì nascerà un filone di prodotti analoghi. La capostipite e appunto la sedia A.I., frutto della collaborazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, tra il designer Philippe Starck e l’azienda americana di software 3d Autodesk. “C’è più lavoro per arrivare al progetto, ma poi al 98% hai la sicurezza che puoi fare lo stampo e la sedia sta in piedi” ha concluso Luti.