Unione italiana food: tassare merendine?Spiazzati, è inaccettabile

Lavazza: sempre sbagliato criminalizzare singolo prodotto

SET 19, 2019 -

Milano, 19 set. (askanews) – La tassa di scopo su bevande e merendine proposta dal neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, non è piaciuta affatto all’Unione italiana food. Il direttore generale, Mario Piccialuti, si è detto “spiazzato dall’uscita del nuovo ministro, del nuovo governo che va in quella direzione. Noi proveremo a dialogare con lui, quello che non possiamo accettare come è stato detto dal ministro è che quella tassa vada su dei prodotti che sono considerati dannosi perchè non può esistere secondo la legislazione europea dell’industria alimentare un prodotto dannoso, perchè se fosse dannoso, cioè che fa male, quel prodotto non sarebbe in commercio. Questo non lo potremo mai accettare e spero che il ministro abbia capito che forse è stata inappropriata quel tipo di asserzione”.

“Facendo così si rischia di criminalizzare un singolo prodotto – ha spiegato Marco Lavazza, presidente Unione Italiana Food – e questo è sempre sbagliato. Stupisce dal nostro punto di vista che avendo ottimi rapporti per esempio col ministero della Salute un altro ministero non colga questa nostra apertura. Noi siamo pronti e disponibili a parlare con tutti, sempre, perchè non abbiamo interessi perniciosi da difendere. Noi vogliamo il benessere dei nostri consumatori esattamente come lo vuole il ministero della salute per altri motivi. Tutti vogliamo concorrere a una nutrizione più salutare e consapevole”.

Piccialuti ha ricordato che “il ministero della salute che è più competente in materia di sicurezza nutrizionale aveva proposto a noi una sfida diversa: dimostrare in Europa che, a differenza delle esperienze inglese, ungherese, danese dove hanno provato a inserire tasse in base alla percentuale elevata di grassi o di zuccheri, quel sistema non era utile perchè effettivamente tutti i dati prodotti da quei ministeri hanno dimostrato che non c’è stato un calo nel consumo di zucchero nonostante la tassa”. “Anche perchè – ha concluso – se io devo penalizzare un produttore industriale solo perchè ho un nome e un cognome da prendere e poi c’è un consumo individuale fatto a livello domestico senza limite io non raggiungo lo scopo”.