Che cosa vuol dire che l’Italia è in recessione tecnica

Paese vulnerabile su debito e rating. In bilico reddito e quota 100

GEN 31, 2019 -

Roma, 31 gen. (askanews) – E’ arrivato l’atteso verdetto Istat che gela l’economia italiana. Il Pil nel quarto trimestre dello scorso anno si è contratto dello 0,2% – record negativo da cinque anni – portando l’Italia in recessione tecnica dopo il calo dello 0,1% del terzo trimestre. Se le cose non miglioreranno o addirittura peggioreranno la ricaduta sul 2019 sarà molto pesante: in caso di variazione nulla nei prossimi trimestri la crescita acquisita per il 2019 si attesterà a -0,2%, un dato lontano mille miglia dalla previsione dell’1% del governo. Una stima, tra l’altro, rivista faticosamente a ribasso dall’1,5% dopo il serrato negoziato con Bruxelles sui conti pubblici italiani.

A questo punto il coro di voci che ritiene necessaria una manovra correttiva sul 2019 si leva più forte, ma il Governo continua a smentire e a puntare sulla ripresa a partire dal secondo semestre dell’anno grazie agli stimoli attesi dall’ultima legge di bilancio. Luigi Di Maio imputa tutta la responsabilità della “congiuntura economica difficile” al governo precedente che “ha mentito” sulla portata della crisi, ma si dice certo che “non ci sarà bisogno di correggere le stime”. Mentre il premier Giuseppe Conte, che a sorpresa aveva anticipato la notizia della recessione, invita a guardare alla seconda metà del 2019 quando il Paese sarà pronto per ripartire.

Al momento, però, sono i dati a parlare, soprattutto per il preoccupante effetto di trascinamento che avranno sull’anno in corso. Non si può non constatare, infatti, che tutti i principali organismi nazionali e internazionali stanno rivedendo al ribasso le stime. Sia Bankitalia sia l’Fmi prevedono, infatti, che la crescita si fermi allo 0,6 percento. L’Italia diventa quindi più vulnerabile: il debito pubblico rischia di esplodere e il rischio di un downgrade delle agenzie di rating è dietro l’angolo.

Restano, inoltre, in bilico i due provvedimenti-bandiera: reddito di cittadinanza e quota 100. Con il Paese in recessione per il governo giallo-verde diventa molto più difficile riuscire a mantenere quanto scritto in manovra, in particolare il livello di deficit-Pil al 2,04%, gonfiato proprio per finanziare reddito e pensioni. Se il denominatore cresce c’è spazio per fare più deficit, in caso contrario è necessario stringere la cinghia per non sforare le regole europee.

A determinare la gelata per l’Italia c’è il rallentamento dell’economia globale su cui pesano in primis la guerra sui Dazi e Brexit. L’Italia, infatti, non è sola in questa fase di rallentamento economico. Proprio ieri Berlino ha annunciato il dimezzamento delle stime di crescita del Pil per il 2019 dall’1,8% previsto in autunno all’1% attuale.

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