Corte conti: ritardi nel piano messa in sicurezza scuole

Il 24% degli interventi non è nemmeno partito

SET 17, 2018 -

Roma, 17 set. (askanews) – Procede con “preoccupante lentezza” il piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico. E’ quanto rileva la Corte dei conti nell’esame dei diversi stralci in cui è articolato il Piano straordinario.

In particolare, la magistratura contabile evidenzia il passaggio da una logica emergenziale ad una strutturale nella programmazione degli interventi, l’inadeguatezza delle risorse finanziarie disponibili in relazione al fabbisogno stimato e all’urgenza degli interventi affermata dal legislatore e la parzialità degli interventi di messa a norma, che hanno interessato solo una porzione limitata del patrimonio edilizio scolastico.

In dettaglio la Corte dei conti sottolinea che considerando i tre programmi stralcio e il programma di rimodulazione, risultano avviati 1.951 progetti, mentre quelli che non hanno avuto corso sono ben 637 (24 per cento del totale). Sono stati conclusi 1.617 interventi sui 2.651 previsti, pari al 61 per cento.

L’attività di controllo ha rilevato difficoltà procedurali nell’attuazione del piano, con conseguenti rallentamenti, non solo per il primo e per il secondo stralcio, in particolare per quanto concerne la procedura di finanziamento e la concertazione tra Miur e regioni, ma anche per il terzo programma stralcio.

Per quest’ultimo la Corte dei conti rileva la nuova procedura di formazione dell’elenco degli interventi, per la prima volta individuati direttamente dalle commissioni parlamentari, peraltro in assenza di criteri prestabiliti, rispetto alla procedura fino ad allora seguita, che prevedeva il coinvolgimento del Cipe.

La diversa metodologia adottata ha avuto rilevanti implicazioni per l’incertezza che ne è derivata sull’avanzamento dello stesso piano, sulla distribuzione geografica delle risorse e sugli interventi previsti a favore di edifici scolastici privati (disposta nonostante l’insufficienza delle risorse per l’adeguamento del solo patrimonio pubblico).

La relazione rileva anche il ritardo nelle procedure di revoca conseguenti alla mancata attuazione degli interventi.