Editoria, Rubbettino:Filippo Veltri e la “Calabria” che “Cambia”

Una terra che muta pelle e che ha bisogno di un nuovo "sguardo"

SET 11, 2017 -

Roma, 11 set. (askanews) – La Calabria che “cambia”. Questa regione che qualcuno vorrebbe immobile, sempre in attesa di un intervento esterno che possa salvarla dalla misera, dall’impotenza, dalla corruzione, dalla ‘ndrangheta, mentre la politica continua ad annunciare ricette per lo sviluppo, per la crescita, piani per superare il “dualismo” economico, che non contenti dello storico divario nord-sud, con il passare del tempo è divenuto anche “dualismo” rispetto alle altre regioni del mezzogiorno, questa regione appunto, non è rimasta immobile. Ma anche se lentamente, proprio come l’erba che cresce giorno dopo giorno, ha iniziato a cambiare pelle. Lo rivela Filippo Veltri, giornalista e scrittore, nel suo ultimo libro edito da Rubbettino: “Cambia Calabria che l’erba cresce” descrive questo ineluttabile cambiamento che però va in qualche modo assecondato, guidato, coordinato, incastrato in una rete connettiva che possa renderlo duraturo.

Il titolo del nuovo libro di Veltri sembra essere una parodia di un noto proverbio, (campa cavallo che l’erba cresce, ndr) tuttavia rappresenta una ricostruzione serissima e particolareggiata di come una regione – e Veltri conosce benissimo la sua terra anche per essere stato per molti anni alla guida della redazione di Catanzaro dell’Ansa – spesso senza accorgersene ogni giorno tassello dopo tassello sta già cambiando.

L’ultimo lavoro di Veltri è dunque la fotografia di questa silenziosa e profonda trasformazione, attraverso le giovani generazioni, che come in altri luoghi, riscoprono la terra e l’agricoltura, per esempio. Oppure dedicano i loro sforzi alla messa a punto di nuovi modelli di business in aree fino ad ora inesplorate in Calabria come la green economy.

Veltri, grande conoscitore della Calabria, racconta l’urgenza di un nuovo sguardo su questa terra, e spiega nel suo libro che c’è bisogno di un nuovo sistema connettivo che possa in qualche modo coordinare la rinascita, il cambiamento. Quel “fare sistema”, o “fare rete”, che anche gli imprenditori hanno più volte lanciato come necessità per lo sviluppo del Belpaese.

Serve uno sguardo – dice – che può partire solo dalla conoscenza reale e concreta del territorio, uno sguardo che deve nascere quindi dal basso, perché il cammino in sostanza deve essere guidato dalla testa, ma si realizza con i piedi.