Editoria, da Avagliano e Palmieri “L’Italia di Salò”

Libro spiega perchè tanti italiani si misero da "parte sbagliata"

MAR 31, 2017 -

Roma, 31 mar. (askanews) – L’Italia teatro di una sanguinosa guerra civile all’indomani dell’annuncio dell’armistizio: nei venti mesi che vanno dall’8 settembre 1943 all’uccisione di Mussolini e alla fine della guerra nell’aprile del 1945, il nostro paese non solo continuò ad essere un campo di battaglia tra eserciti stranieri – gli Alleati che avanzavano da sud e i tedeschi che occupavano il centro-nord – ma diventò anche teatro di una sanguinosa “guerra civile” e “contro i civili”, che vide coinvolti su fronti opposti coloro diedero vita alla Resistenza e coloro che rimasero fedeli al fascismo, aderendo alla Repubblica di Salò.

Restava ancora da scandagliare in profondità lo spettro delle motivazioni che indussero oltre mezzo milione di italiani – uomini e donne, spesso giovanissimi – ad aderire e combattere, in molti casi volontariamente, per la Rsi.

Mario Avagliano e Marco Palmieri, con l’ultimo saggio storico “L’Italia di Salò”. 1943-1945, edito da il Mulino, ripercorrono quella pagina di storia dai risvolti a volta inconfessabili per i tanti italiani che in molte occasioni scelsero di stare dalla parte sbagliata. Mentre, “per una generazione di italiani cresciuta fin dalle aule scolastiche nel mito del duce e forgiata da slogan fideisti, come il famigerato Credere obbedire combattere, l’adesione alla Rsi e l’impegno nella guerra civile in molti casi, fu una conseguenza naturale e ovvia di quel percorso formativo”.

Nel dopoguerra, però, il punto di vista resistenziale è stato oggetto di innumerevoli studi e ricerche e ha rappresentato una narrativa dominante. Al contrario – secondo Avagliano e Palmieri – la vicenda dei tanti italiani che scelsero di combattere dalla parte sbagliata è rimasta a lungo marginale, finendo per rappresentare un vuoto, un autentico tassello mancante nel panorama storiografico e della memoria di quel complesso periodo, che segnò lo spartiacque tra la dittatura fascista e la democrazia.

L’originalità dell’ultimo lavoro dei due autori, che nutrono la passione per la storia e per la ricerca storiografica, è che affronta questa pagina di storia, sulla base delle fonti disponibili, lettere, diari, testamenti ideologici, posta censurata, relazioni sul morale delle truppe e sullo spirito pubblico, notiziari della Gnr, note fiduciarie, carte di polizia e dei servizi segreti, e della memorialistica postuma, scevra dai condizionamenti politici che l’hanno caratterizzata e dalla pregiudiziale politicoideologico-culturale che ha portato molti testimoni a tenere a lungo nascoste le tracce di un passato inconfessabile.