Dall’Eritrea arriva la birra Asmara, nata Melotti nel 1942

Imprenditore italo-eritreo: ancora identici la bottiglia e il tappo

GEN 15, 2016 -

Asmara, 15 gen. (askanews) – La birra Asmara, ancora conosciuta come birra Melotti, rappresenta i rapporti storici tra Italia ed Eritrea ed è sempre stata sinonimo di qualità. Per questo Solomon Mebrahtu, imprenditore italo-eritreo con base ad Ancona, ha deciso due anni fa di avviare l’importazione in Italia della birra nata nel 1941 nella capitale eritrea su iniziativa di Luigi Melotti. Oggi l’azienda Asmara Brewery è per l’84% di proprietà del governo eritreo e per il restante 16% di singoli o di aziende eritree, ma “ha mantenuto il formato della bottiglia e il tappo, in ricordo dell’origine del prodotto”.

“L’idea di importare la birra è nata tre anni fa, perché c’era interesse da parte della diaspora, e dallo scorso anno sono l’unico importatore della birra così come dell’anice Asmara – ha raccontato Solomon ad askanews – il mercato è soprattutto a Milano, dove si trovano i principali ristoranti e i bar aperti da giovani eritrei. L’idea era di portare in Italia qualcosa che fosse sia italiano che eritreo. Mi piaceva che il prodotto entrasse in Italia, perché l’Eritrea culturalmente è molto legata all’Italia”. Da imprenditore che promuove il made in Italy nei Paesi africani, Solomon tiene a sottolineare anche come la birra Melotti sia sempre stata sinonimo di qualità: “Quando l’Eritrea era ancora sotto occupazione etiopica, c’era anche la birra prodotta dall’Etiopia, ma si preferiva la birra Melotti, perché sapevi che la mattina dopo aver bevuto quattro o cinque birre non avevi il mal di testa”.

L’iniziativa di Solomon in Italia, così come di altri imprenditori nei Paesi dove è forte la presenza della diaspora, quali America, Svizzera, Germania, Svezia, Inghilterra, Israele e Sud Sudan, esemplifica anche la volontà dell’azienda a rafforzare l’export nel mondo, non solo per soddisfare la richiesta del mercato, ma anche per garantirsi la valuta estera (dollaro) necessaria per acquistare le materia prime. “Noi importiamo il malto e per acquistarlo abbiamo bisogno di valuta”, ha detto ad askanews il general manager dell’Asmara Brewery, Yohannes Habte, incontrato al termine di una visita nello stabilimento di Asmara, ampliato e modernizzato, ma rimasto pressocchè intatto rispetto a quello degli anni della gestione Melotti.

ggi l’azienda produce 320-325.000 bottiglie di birra al giorno, ma anche 10.000 bottiglie di liquori (Anice, Cognac, Fernet e Gin), dando lavoro a circa 480 dipendenti, il cui stipendio va da un minimo di 1.600 nafka a un massimo di 7.500. In Eritrea lo stipendio medio è di 1.000-1.500 nafka. Alla domanda se i dipendenti siano persone sotto servizio militare, Yohannes ha risposto: “Il servizio militare non ci riguarda perché noi siamo una share company che contrattualizza i propri dipendenti, a cui paghiamo l’intero stipendio sebbene l’azienda lavori al 60-70% delle proprie capacità”. L’azienda non deve fare i conti solo con la carenza di valuta straniera, infatti, ma anche con la mancanza di elettricità e di acqua, che impedisce all’impianto di lavorare a pieno regime. Tuttavia, a fronte di tali difficoltà, l’azienda ha deciso di scavare tre pozzi, per sopperire alle carenze dell’acquedotto cittadino, di acquistare un altro gruppo elettrogeno e di sostenere la produzione locale di malto, oggi pari al 15% del fabbisogno, per limitare le importazioni.

“Facciamo il possibile per mantenere viva questa azienda”, ha sottolineato Yohannes, ricordando che il padre vi lavorò per 36 anni e che lui stesso ebbe l’occasione di incontrate al fronte, durante la trentennale guerra di liberazione contro l’Etiopia, Emma Melotti, che aveva portato avanti l’azienda del marito: “Al fronte avevamo tante fabbriche e lì incontrai la signora Melotti, che mi riconobbe, e mi diede notizie sulla mia famiglia”.