In aumento gli home restaurant, 7,2 mln di ricavi nel 2014

37mila eventi social eating. 194 euro l'incasso medio per serata

OTT 5, 2015 -

Roma, 5 ott. (askanews) – L’universo degli home restaurant, solo nel 2014, ha fatturato 7,2 milioni di euro in Italia. Con ben 7mila cuochi social attivi in Italia nel 2014 ed un trend previsto di ulteriore crescita per il 2015, lo scorso anno sono stati organizzati ben 37 mila eventi social eating andati a buon fine, con una partecipazione di circa 300 mila persone. Ed un incasso medio stimato, per singola serata, pari a 194 euro.

Questi alcuni dei numeri che emergono dal report realizzato da Cst – Centro studi turistici per Fiepet Confesercenti – sul fenomeno dell’Home restaurant e social eating presentato oggi a Cesena, presso la Biblioteca Malatestiana, in occasione del convegno Fiepet Confesercenti “Pubblici esercizi a confronto, quale futuro formativo”. Si moltiplicano i servizi per trasformare le proprie case, terrazze, giardini in ristoranti dove appassionati di cucina propongono le loro specialità a turisti, avventori o semplici curiosi, trattati come ospiti personali però paganti. Il web è l’ecosistema degli home restaurant: dai social ai siti del proprietario dell’abitazione alle piattaforme dedicate al social eating, canali privilegiati per la promo-commercializzazione degli eventi. Tra le più diffuse a copertura nazionale: Gnammo.com, Le Cesarine, Peoplecooks.com, Eatwith.com, Vizeat.com e Kitchenparty.org.

Si contano più di 7mila cuochi social attivi in Italia a dicembre 2014, con un trend previsto di ulteriore crescita per il 2015. L’età media è di 41 anni, ed il 56,6% degli appassionati è donna mentre il 29,4% dei cuochi che si dedicano all’home restaurant è uomo. Inoltre, il 53,8% dei cuochi è presente su almeno uno dei principali social e il 14,9% svolge attività extra correlate al settore del food.

Con le loro proposte enogastronomiche sono ben radicati in tutto il territorio nazionale ma Lombardia (16,9%) Lazio (13,3%) e Piemonte (11,8%) sono in testa tra le regioni in cui il fenomeno appare più diffuso. Milano si aggiudica, nel 2014, il primo posto tra le città in cui risiede la maggior parte dei cuochi social, con una quota pari all’8,4% del totale. Nel capoluogo lombardo si trova, infatti, il Ma’ Hidden Kitchen Supper Club, uno dei più noti e di maggior successo home restaurant d’Italia, spiega Confesercenti. Mentre Roma raggiunge il secondo posto con l’8,2% dell’offerta. La realtà di riferimento nella capitale è Ceneromane.com, portale che aggrega in tempo reale gran parte delle proposte social eating dell’area. Con una quota del 5,6%, Torino è la terza città più «social eating» in Italia nonché sede di Gnammo, la piattaforma che ha contribuito a diffondere il fenomeno in tutto il territorio nazionale. Uno dei tre co-founder della start-up torinese è pugliese e, non a caso, Bari e il Salento sono le due realtà più attive del Mezzogiorno. Le regioni del Sud, ad eccezione della Puglia, si caratterizzano per una discreta quantità di proposte, ma con scarso successo.(segue)