Scandalo in Sudcorea: in libreria poeta presunto “molestatore”

Ma reazione pubblica costringe casa editrice a fare marcia indietro

GEN 20, 2023 -

Roma, 20 gen. (askanews) – Ko Un è un nome che, in Corea del Sud, un tempo suscitava ammirazione, oggi disprezzo. Appartiene a quello che era considerato fino a qualche anno fa uno dei più grandi poeti contemporanei coreani e oggi a un presunto predatore sessuale che ha recato scandalo nell’alato ambiente della cultura poetica del paese. Così, quando un mese fa un editore ha deciso di ripubblicarlo, è partita una tempesta che ha constratto a una frettolosa marcia indietro. Oggi l’editore Silcheon Muhak ha dichiarato che ritirerà i libri ormai negli scaffali, chiedendo scusa all’indignata opinione pubblica. Anche perché nei due libri usciti in libreria, non c’è una parola di scuse o spiegazione per la condotta del poeta. “Chiedo umilmente scusa a coloro che si sono sentiti turbati per l’incidente”, ha dichiarato l’amministratore delegato della casa editrice Yoon Han-ryong all’agenzia di stampa Yonhap. Ma il manager ha anche detto che l’eventualità di rimettere in circolo i libri di Ko è ancora oggetto di valutazione da parte della casa editrice. I libri in questione sono una silloge con 129 poeti firmati da Ko Un, intitolata “La canzone del Nulla”. Il secondo invece è un libro che contiene una conversazione tra Ko e il filosofo iraniano-canadese Ramin Jahangbegloo, per commemorare il debutto del poeta nel 1958. La storia di Ko Un è particolarmente urticante. Fino al 2017 era l’uomo di lettere coreano più apprezzato nel mondo, tanto da essere più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura.In quel’anno però cominciarono a circolare brutte voci. In particolare dopo che una poetessa, Choi Young-mi, disse di essere stata molestata da un poeta più famoso, che lei chiamava col soprannome di “Mostro”, rifiutandosi di fare il vero nome del presunto molestatore. Dopo le sue dichiarazione, si aprirono le cascate. Altre donne cominciarono a parlare e il nome di Ko uscì. Le sue poesie furono quindi cancellate dai manuali scolastici e i suoi libri ritirati. Ko Un si difese, denunciando Choi e diverse altre persone che – a suo dire – l’avrebbero diffamato. Ma perse nei tribunali nel 2019 e non presentò più appello. Dopo la presentazione dei nuovi libri, Choi ha scritto su Facebook di sentirsi umiliata per ritorno sulla scena del poeta in disgrazia. E ha definito la scelta come “letteratura che porta l’ipocrisia in pratica”. Il poeta, scrittore e attivista coreano Ko Un è nato nel 1933 a Gunsan-si, provincia di Jeollabuk-do. È stato attratto dalla poesia dopo aver scoperto i primi lavori di Han Ha-un, un poeta coreano nomade affetto da lebbra. Dopo aver assistito alla devastazione della guerra di Corea, Ko entrò in un monastero e divenne un monaco buddista. Lasciò la vita monastica nel 1962. Negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, Ko fu arrestato, torturato e imprigionato ripetutamente per la sua opposizione al regime militare. Dopo aver ottenuto il passaporto negli anni ’90, Ko visità la Corea del Nord, l’India, il Tibet e gli Stati Uniti. Nel 2000, ha condiviso la sua poesia al vertice dell’unificazione coreana a Pyongyang e ha parlato al vertice per la pace del Millennio delle Nazioni Unite.