Costi insostenibili, poca liquidità: è allarme per settore tonno in scatola

Legnani (Ancit): governo intervenga, gdo faccia la sua parte

OTT 3, 2022 -

Milano, 3 ott. (askanews) – Il comparto del tonno in scatola è un fiore all’occhiello della nostra industria alimentare, con l’Italia mercato di riferimento per la qualità delle conserve ittiche. La produzione nazionale nel 2021 si è attestata su 83.861 tonnellate (+4,35% sul 2020), superando anche un anno come il 2020, che ha visto il tonno tra gli alimenti preferiti dagli italiani in lockdown. Con un consumo pro capite di 2,67 chili l’anno, per un totale di 158.589 tonnellate di tonno in scatola consumate nel 2021 (dati Ancit su basi Istat), l’Italia, secondo produttore europeo, dopo la Spagna, nel 2021 ha registrato un valore della produzione di circa 1,380 miliardi di euro (+6% rispetto al 2019 e -1,4% rispetto al 2020). E se il tonno in scatola guida produzione e consumo, occorre considerare che dall’industria conservera ittica arrivano anche acciughe sotto sale e sott’olio, sgombri, sardine, salmone, vongole e antipasti di mare, con un fatturato totale di circa 1,78 miliardi di euro nel 2021. Ora però dall’Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare arriva un allarme per i costi dell’attività produttiva che, dice in una nota, “hanno raggiunto livelli intollerabili, con un crescendo che sta diventando sempre più ingestibile. A fronte di queste difficoltà, le aziende sono preoccupate per quello che potrà accadere nei prossimi mesi. Lo scenario per il futuro è allarmistico e l’inflazione rischia di mettere in ginocchio le aziende. Pur non risultando un settore altamente energivoro, il settore conserviero ittico sta soffrendo oltremodo i rialzi continui della bolletta energetica (aumenti superiori al 60% solo negli ultimi mesi), con previsioni di ulteriori aumenti. Considerando che già alla fine del 2021 i costi energetici erano in forte crescita, nel confronto tra 2022 e 2021 possiamo parlare di costi quasi triplicati, circa +301%. Questa crescita si riverbera a cascata su tutte le materie prime utilizzate dal comparto a partire dal pesce (il costo del tonno è aumentato con picchi di oltre il 30% nell’ultimo anno) fino all’olio ed ai materiali di imballaggio (packaging) che negli ultimi dodici mesi sono cresciuti oltre il 50% e sui pack (lattine, vasetti in vetro, carta che sono prodotte da filiere energivore)”. Inoltre, la siccità che ha colpito l’Europa ha determinato un raccolto di olive scarso con ripercussioni sulla disponibilità di olio di oliva usato per la conservazione con conseguente incremento del prezzo (con picchi del +31% per l’olio d’oliva e del +19% per l’extravergine d’oliva rispetto ad un anno fa – Fonte: PricePedia). Mentre l’invasione dell’Ucraina, principale fornitore al mondo di olio di girasole con il 60% della produzione mondiale e il 75% dell’export, ha fatto registrare un incremento del +41,6% nell’ultimo anno. Ora avverte Ancit un altro pericolo si sta palesando: il continuo apprezzamento del dollaro USA nei confronti dell’euro. Questo ha generato un ulteriore impatto sui costi della materia prima tonno (acquistata principalmente in dollari) che altre filiere ‘euro based’ non hanno”. “Le nostre sono filiere di approvvigionamento lunghe e i costi che influenzeranno almeno tutto il primo semestre del 2023 non lasciano grandi margini di ottimismo – afferma Simone Legnani, presidente Ancit – Finora le aziende conserviere ittiche italiane hanno fatto il possibile per assorbire i rincari, ma si rischia di compromettere il futuro delle stesse aziende se non si corre ai ripari. Inoltre, sta diventando arduo reperire le materie prime perché alcuni produttori hanno dovuto chiudere per mancanza di finanze, così come già alcune aziende del nostro settore stanno riducendo la produzione. Non possono ancora fare da ‘ammortizzatore’ economico, schiacciate tra costi crescenti e ricavi non sufficienti a coprire gli stessi costi. L’allarme c’è, da mesi. Auspichiamo che anche la distribuzione riconosca oggettivamente l’adeguamento dei prezzi e che le Autorità di governo e la classe politica intervengano con dei sostegni atti a favorire la liquidità delle nostre aziende, il superamento dell’attuale crisi energetica e gli investimenti perché sono il nostro plus”. Un intervento suggerisce Legnani sarebbe “la modifica dei massimali negli aiuti di Stato che oggi penalizzano le aziende di trasformazione di prodotti ittici equiparandole alla pesca, e la possibilità di avere sulle conserve ittiche una temporanea sospensione di Iva”.