Wall Street, sale la rivolta su maxi paghe e bonus dei top manager

Cala consenso azionisti su piani retributivi, alcuni voti rinviati

GIU 6, 2022 -

Borsa Roma, 6 giu. (askanews) – Cresce il malcontento tra gli investitori a Wall Street sulle paghe stellari dei top manager. E non si tratta soltanto di piccoli azionisti, fondi speculativi o risparmiatori: tra gli antagonisti dei piani su retribuzioni e bonus compaiono investitori istituzionali di primissimo piano. Il financial Times cita il colosso Vanguard e il fondo sovrano petrolifero della Norvegia. Le frizioni hanno raggiunto livelli tali che in diversi casi le società hanno deciso di rinviare i voti (peraltro non vincolanti) su queste controverse paghe, a dopo le rispettive assemblee annuali. Il quotidiano finanziario cita i dati della società di consulenze Farient Advisors, secondo cui sull’anno fiscale 2021-2022 la percentuale di società quotate sull’S&P 500 che hanno ottenuto un appoggio superiore al 90% per i piani retributivi annuali dei dirigenti è calata al 61%, a fronte del 71% del 2021-2022 e del 76% dell’anno fiscale precedente. Intanto è lievitata specularmente la quota di società in cui si è vicini alla “rivolta”: le imprese in cui il sostegno si è attestato tra il 50% e il 90% sono salite dal 25% del 2020-2021 al 36% nell’anno fiscale appena chiuso. L’FT ti precisa che la statistica non include Amazon, che lo scorso maggio ha ottenuto un risicato 56% di sostegno per le gratifiche elargite ai dirigenti, a fronte dell’81% dell’anno precedente e del 97% degli anni ancora prima. Il caso del gigante Vanguard viene poi citato per il non voto a sostegno del maxi pacchetto da retributivo da 247 milioni di dollari assicurato da Discovery all’amministratore delegato, David Zaslav. Molti investitori attivisti ostili a queste retribuzioni stellari, consci del fatto che votare contro i piani retributivi non ha alcun effetto restrittivo su paghe e bonus (il meccanismo viene chiamata “say-to-pay”, stanno cercando di alzare la pressione sui componenti del Cda a loro più vicini affinché intervengano concretamente. E non è la prima volta che il quotidiano affronta con una chiave di lettura negativa questi argomenti. A inizio aprile aveva rilevato come il già enorme divario retributivo tra top manager di società e dipendenti negli Usa abbia segnato un balzo lo scorso anno, segnando nuovi massimi. E tra i casi più eclatanti citati compariva quello di Zaslav, assieme agli A.d. Di Amazon, Andy Jassy, con 212,7 milioni di dollari, O quello di Intel, Pat Gelsinger, con 178,6 milioni.