Toyota si scusa con famiglia di dipendente suicida per superlavoro

Tema karoshi, la morte da superlavoro, sempre al centro dibattito

FEB 1, 2022 -

Toyota Roma, 1 feb. (askanews) – Il presidente della Toyota Motor, Akio Toyoda, ha presentato le scuse alla famiglia di un dipendente che 12 anni fa si suicidò dopo essere caduto in depressione – secondo la tesi della famiglia – a causa dei forti carichi di lavoro e degli abusi da parte dei suoi superiori. Lo hanno riferito i media nipponici. In una conferenza stampa, la famiglia e i legali hanno dato notizia di un accordo tra la Toyota e la famiglia del dipendente suicida, che all’epoca aveva 40 anni, per un risarcimento le cui il cui ammontare non è stato comunicato. L’uomo si suicidò nel 2010. La famiglia denunciò la Toyota alla Corte distrettuale di Nagoya, chiedendo 120 milioni di yen, poco meno di un milione di euro, di risarcimento. La famiglia accusò la Toyota, sostenendo che la causa del suicidio fu il carico di lavoro dovuto a un cambio di manione e gli abusi da parte del suo capo. Il tema del karoshi, la morte da superlavoro, e del karojisatsu (suicidio da superlavoro) è alto nell’agenda del governo e particolarmente sentito negli ultimi anni nella sensibilità pubblica. Secondo la famiglia del dipendente, il presidente della Toyota ha ammesso che la vicenda non è stata trattata finora a causa di una mentalità omertosa della compagnia. Toyoda ha promesso che la casa automobilistica affronterà la questione del superlavoro, anche costituendo un team speciale. La Toyota inoltre ha promesso alla famiglia di gestire in maniera più appropriata la questione del benessere dei dipendenti. A settembre dello scorso anno l’Alta Corte di Nagoya ha riconosciuto un nesso causale tra i carichi di lavoro e gli abusi del capo nel suicidio del dipendente.