L’Asia nel 2020 ha perso 1.444 mld euro per il Covid-19

Particolarmente pesanti le perdite nel settore dei servizi

OTT 26, 2021 -

Coronavirus Roma, 26 ott. (askanews) – Le economie dell’Asia, a causa del Covid-19, nel 2020 hanno perso 1.444 miliardi di euro. Lo stima il Japan Center for Economic Research (JCER) che ha diffuso oggi un rapporto basato sulle economie di 15 paesi dell’Asia e sulla comparazione tra i Pil previsti e quelli reali nello scorso anno. Il punto di riferimento assunto dal JCER, in particolare, è la previsione del Fondo monetario internazionale diffusa a ottobre 2019 per i Pil nominati dei paesi. Il Fmi stimava che il Pil combinato della regione sarebbe stato di 25.661 miliardi di euro, ma questa cifra alla fine è stata mancata di 1.444 miliardi di euro. Si tratta di una perdita complessiva del 5,7 per cento del Pil. Il Pil combinato asiatico, diversamente da quello di altre regioni del mondo, è rimasto comunque in territorio positivo lo scorso anno, con un’incremento dello 0,2 per cento. Ma questo è stato in particolare dovuto alla Cina e al suo successo nel contenimento della pandemia, che pure a partire dalla Cina si è sviluppata. La Repubblica popolare, che rappresenta la metà del Pil della regione, ha registrato una crescita del prodotto interno lordo, ma rispetto alle previsioni ha perso 516 miliardi di euro rispetto alla previsine. Più pesanti, proporzionalmente, sono state le perdite delle altre grandi economie asiatiche, che invece non sono riuscite a rimanare in territorio positivo. L’India ha perduto 412 miliardi di euro di Pil rispetto alle previsioni, il Giappone 140 miliardi di euro, l’Indonesia 132,4 miliardi di euro. L’unica economia che ha superato le attese è stata quella di Taiwan, A essere stati particolarmente coltpi sono stati quei settori – spiega il JCER – in cui il contatto tra persone è inevitabie: i servizi, il turismo. Le perdite combinate nel settore dei servizi sono state di circa 860 miliardi di euro, il 60 per cento del totale. Nei paesi extra-Cina le perdite in questo settore rappreseno addirittura il 64 per cento del totale.