Huawei vorrebbe una trattativa diretta con amministrazione Biden

Per superare le sanzioni di Trump e sbloccare la vicenda Meng

FEB 26, 2021 -

Roma, 26 feb. (askanews) – Il gigante cinese Huawei ha chiesto di poter aprire un dialogo con la nuova amministrazione Usa guidata da Joe Biden per risolvere le questioni che hanno portato alle dure sanzioni imposte dal precedente governo americano e la vicenda della detenzione dell’alta dirigente dell’azienda Meng Wanzhou, che è anche la figlia del fondatore della compagnia.

“Vogliamo avere un dialogo separatamente dal governo cinese. Non vogliamo finire nel mucchio di quella discussione”, ha spiegato il vicepresidente presso la Huawei Technologies Usa Tim Danks in un’intervista a Nikkei Asia. “Noi pensiamo – ha continuato – che la questione Huawei sia separata e necessiti di essere trattata separatamente”.

Huawei è stata inserita dall’amministrazione Trump nella lista nera perché considerata una minaccia alla sicurezza nazionale ed è oggetto di una serie di pesanti limitazioni sul mercato Usa, oltre ad avere ostacoli molto importanti nella catena di approvvigionamento dei materiali necessari alla produzione. In quest’ultimo senso, il divieto di fornire chip a Huawei imposto a gruppi come Taiwan Semiconductor Manifacturing Co. rappresenta per la compagnia cinese un danno molto pesante, tanto che quest’annoa dimezzerà la sua produzione di smartphone.

La segretaria al Commercio nominata da Biden, Gina Raimondo, al momento, relativamente alla questione Huawei, si è limitata a dire che intende studiare la questione e, dopo un ampio giro di consultazioni, fare una valutazione “nell’interesse della sicurezza economica americana”.

A corollario della difficile situazione tra Huawei e Washington, c’è anche la vicenda di Meng, figlia del fondatore e numero uno della compagnia Ren Zhengfei e alta dirigente del gruppo. La donna è in stato di detenzione a Vancouver, in Canada, sulla base di un mandato di arresto internazionale emesso dagli Stati uniti. La prossima settimana apparirà in tribunale nel processo di estradizione che è arrivato all’ultima fase e che potrebbe portare alla consegna della manager in mani americane a maggio. Negli Usa è accusata di aver avuto un ruolo nell’elusione delle sanzioni Usa contro l’Iran.