Huawei, fondatore spera che Biden ponga termine a linea dura

Ma ritiene improbabile che azienda sia tolta dalla lista nera

FEB 9, 2021 -

Roma, 9 feb. (askanews) – Il fondatore di Huawei Ren Zhengfei, nella sua prima apparizione ai media da marzo dello scorso anno, ha espresso oggi l’auspicio che la nuova amministrazione Usa cambi linea la linea dura imposta dalla presidenza di Donald Trump. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters.

Huawei ha registrato una crescita nel 2020, ha detto Ren, ma permane l’incertezza rispetto all’approccio americano alla compagnia. “Noi speriamo che la nuova amministrazione abbia una politica aperta per il bene delle aziende americane e anche per lo sviluppo economico degli Usa”, ha detto Ren, parlando da Taiyuan, nel nord della Cina. Ren ha detto anche che gradirebbe avere una telefonata dal presidente americano Joe Biden.

Ren ha espresso scetticismo sull’ipotesi che la compagnia – messa in blacklist dall’amministreazione Trump perché considerata una minaccia alla sicurezza – possa essere tirata fuori dalla lista nera, ma comunque ha auspicato che Huawei possa vendere “grandi volumi” di apparecchiature se l’amministrazione Biden mostrerà maggiore apertura.

Il fondatore ha anche espresso fiducia che la sua compagnia possa sopravvivere nonostante le pressioni e ha sottolineato come la strategia di Huawei sia quella di sostituire le entrate perse dal comparto smartphone puntando su altri settori come quello degli aeroporti smart.

Gli Usa hanno vietato alle loro aziende e a tutte quelle che vogliano operare negli Stati uniti di vendere componenti al gigante cinese. Questo ha creato grandi difficoltà a Huawei nell’approvvigionamento di questi componenti, in particolare i chip.

Inoltre gli Usa chiedono al Canada l’estradizione di Meng Wegzhou, alta dirigente della compagnia e figlia di Ren, che è stata arrestata nel 2018 in base a un mandato di cattura statunitense basato sull’accusa che Huawei avrebbe violato le sanzioni nei confronti dell’Iran. Ren ha detto oggi che l’arresto è stato una “manipolazione politica”.