Svizzera avrà reddito di base incondizionato? 5 giugno referendum

Iniziativa finora non ha fatto breccia tra i partiti elvetici

APR 5, 2016 -

Roma, 5 apr. (askanews) – Un reddito minimo garantito che consenta a tutti i cittadini di avere un livello di entrate sufficiente ai bisogni essenziali riconoscendo le tante modalità di lavoro informale esistenti. E’ lo spirito della proposta referendaria sulla quale i cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi il prossimo 5 giugno. Il nome dello strumento proposto è ‘reddito di base incondizionato (RBI) e l’idea sottostante è che una parte minoritaria della società anche attualmente non ottiene un reddito dal proprio lavoro.

“Già oggi – ha spiegato nei giorni scorsi a Le Temps Ralph Kundig, presidente di BIEN – Svizzera, l’associazione che propone l’introduzione del RBI – il salario non è più correlato all’utilità reale del lavoro. Solamente il 40% della popolazione ottiene un reddito dal proprio lavoro. Il resto esercita attività altrettanto necessarie alla produzione della ricchezza, ma non pagate, come occuparsi dei propri prossimi, formarsi, fare volontariato, sviluppare la cultura o l’arte. Nel XXI secolo – sintetizza – è obsoleto considerare il lavoro retribuito come sola fonte di reddito, d’integrazione sociale e di valore umano” e il Reddito di Base Incondizionato (RBI) “è la risposta logica a questo sdoppiamento parziale tra reddito e attività che si generalizza nelle società sviluppate. In Finlandia e in Quebec il RBI sta per essere introdotto; in Olanda, sperimentato; negli Stati Uniti, Y – Incubator ha dato avvio a uno studio; in Francia il Consiglio Nazionale per il Digitale ha consegnato al governo un rapporto che sostiene come il RBI potrebbe giocare un ruolo cruciale di fronte all’automatizzazione del lavoro”.

La proposta referendaria non ha riscontrato molto consenso tra i partiti elvetici. Al Parlamento svizzero – come riporta il portale informativo Swissinfo – è stata rifiutata in blocco dalla destra e dal centro e ha raccolto pochi consensi tra la sinistra rosso-verde. Alla Camera del popolo è stata respinta con 157 voti contro 19 e 16 astensioni. Alla Camera dei Cantoni l’unica ad appoggiarla è stata la socialista Anita Fetz. “Trovo che valga la pena riflettere e discutere su questa proposta, perché è un’idea che potrebbe essere una soluzione concreta, presumibilmente tra 20 o 30 anni, quando dalla digitalizzazione del lavoro risulterà una grande perdita di posti”, ha spiegato la senatrice basilese secondo quanto riportato da Swissinfo.

La decisione finale sarà presa, come detto, a giugno dagli elettori svizzeri. L’importo esatto del reddito di cittadinanza e il finanziamento dovrebbero essere disciplinati con una specifica legge. I promotori propongono versamenti mensili di 2500 franchi (circa 2300 euro) per gli adulti e di 625 franchi (circa 570 euro) per bambini e giovani. Secondo i calcoli del Consiglio federale i costi sarebbero di 208 miliardi di franchi che sarebbero parzialmente coperti attraverso risparmi sulle prestazioni di sicurezza sociale già esistenti.

Già nel maggio 2014 gli svizzeri si erano espressi in tema di redditi bocciando con il 76,5% di voti contrari un testo – promosso dai sindacati e osteggiato dagli imprenditori che proponeva uno stipendio minimo legale a livello nazionale di 22 franchi all’ora (18 euro), pari a una remunerazione mensile di circa 4.000 franchi (quasi 3.300 euro) per un impiego a tempo pieno di 42 ore settimanali.