Le aragoste di Philip Colbert invadono via Veneto a Roma

Per tre mesi 12 iconiche opere, tra cui il "King Lobster"

OTT 6, 2022 -

Roma, 6 ott. (askanews) – Fino all’8 gennaio 2023, le famosissime aragoste di Philip Colbert sono protagoniste di un progetto di arte pubblica sviluppato da Studio Philip Colbert, Cathrine Loewe e Bam srl in collaborazione con il Municipio Roma I Centro e l’Associazione “Via Veneto”. Per quasi tre mesi, dodici opere iconiche dell’artista animeranno Via Vittorio Veneto, simbolo della dolce vita romana. Sculture di grandi dimensioni e diversi materiali – alluminio, bronzo e acciaio – che rimandano a famose opere d’arte “indossate” dalle aragoste – sculture, come l’Orinatoio di Duchamp, i Girasoli di Van Gogh o lo Squalo di Damien Hirst – in un dialogo, a tratti anche fastidiosamente stridente, con la storia dell’arte antica e moderna e con il contesto urbano. Tra queste, per la prima volta sarà esposta la scultura più grande, il “King Lobster”, alto sei metri, che saluta i suoi seguaci con la corona regale e le chele alzate. Soggetto-feticcio, centrale nelle sue opere satiriche e sfacciate, attorno all’aragosta l’artista ha costruito un seguito globale, lanciando nei mesi scorsi un innovativo progetto comunitario sul metaverso: “Lobstars”, una collezione di 7.777 aragoste NFT, tra cui alcune estremamente rare e preziose, acquistando le quali i collezionisti, hanno ottenuto anche la cittadinanza di Lobsteropolis City, l’intera città dedicata all’aragosta, che Colbert ha fondato sulla piattaforma del mondo virtuale in 3D, Decentrentraland. Un progetto virtuale ma con importanti ricadute nel modo reale. La cospicua somma ricavata dall’operazione è stata infatti devoluta alla ricerca a favore del benessere degli animali marini, in linea con le ultime direttive del governo britannico. Philip Colbert, di origini scozzesi ma residente a Londra, è uno degli artisti più innovatori dello scenario contemporaneo, definito un pioniere del metaverso, il cui lavoro attraversa con disinvoltura la pittura dei maestri della storia dell’arte, il digitale, e la pop art, con un gusto satirico e provocatorio che gli è valso la consacrazione nel firmamento dell’arte internazionale come il “figlioccio di Andy Warhol”. Colbert approda così per la prima volta a Roma dopo aver esposto in importanti istituzioni in tutto il mondo – Tate Modern di Londra, Van Gogh Museum di Amsterdam, Modern Art Museum di Shanghai, Hong Kong Museum of Art, Multimedia Art Museum di Mosca – e note gallerie come la Sejong Gallery di Seoul, la Whitestone Gallery di Taipei, la Saatchi Gallery di Londra e Los Angeles e la Gallery Nichido di Tokyo.