Biennale Danza, sette coreografi per sette peccati capitali

Lo spettacolo diretto da Eric Gauthier: polifonico e potente

LUG 27, 2022 -

Biennale Venezia, 27 lug. (askanews) – Si comincia con l’avidità, il primo dei sette peccati capitali che viene rappresentato in “The Senven Sins”, lo spettacolo di danza che Erich Gauthier ha immaginato per capitoli, ciascuno affidato a un diverso coreografo internazionale, e che arriva per la prima volta in Italia alla Biennale Danza di Venezia. “Volevo trovare sette diverse voci di coreografia, che non si assomigliassero – ha detto Gauthier ad askanews – ho scelto tre donne e quattro uomini, anche per lo stile dei loro movimenti, ciascuno caratteristico, quindi molto consapevolmente ho scelto la firma artistica di ognuno uno di loro”. Sul palco del Teatro Malibran i ballerini della compagnia Gauthier Dance di Stoccarda sono chiamati a dare corpo alle diverse visioni e alle diverse tipologie di danza, con momenti di stacco, che però non spezzettano il racconto, anzi, proprio nella natura per capitoli si trova una forma superiore di unità, una polifonia che restituisce la potenza e la complessità dello spettacolo. Sempre sospeso tra il dubbio, il desiderio e la paura. E a contare sono proprio le ambivalenze profonde, come nel caso della superbia, che è stata affrontata dal coreografo di Barcellona Marcos Morau. “Avevo un’idea molto chiara – ci ha detto – ho scelto cinque ragazze a cui ho chiesto di non avere dubbi, di andare dritte al punto, molto concentrate e in sintonia, con riferimenti religiosi, con riferimenti al mio stile di movimento. Per affrontare la superbia, Pride, si possono scegliere diversi punti di vista, io ho cercato di mettere insieme i due aspetti: da una parte l’essere orgogliosi di ciò che si è e si fa, dall’altra il non curarsi del resto del mondo, avere solo un obiettivo e perseguirlo, senza preoccuparsi degli altri”. Quello che l’intero spettacolo persegue, sulla scorta del taglio “senza confini” della Biennale Danza di Wayne McGregor, è la forma ibrida di ogni progetto, il suo travalicare gli spazi disciplinari in senso stretto e aprirsi al racconto dell’umanità. E questo accade; il pubblico sente la forza dei vari momenti coreografici sul proprio corpo, oltre che su quello dei performer in scena. “La danza è una straordinaria forma d’arte – ha aggiunto Eric Gauthier -: l’opera usa la voce e le parole, la recitazione usa la voce con le parole, la danza è invece questa bestia incredibile che ti permette di comunicare con i movimenti. Puoi fare piangere, puoi fare ridere e sorridere, solo con il movimento, musica e movimento. E’ davvero una magia”. “Tutto è mischiato – ha aggiunto Morau a proposito della natura interdisciplinare della danza contemporanea – tutto sta insieme: secondo me questo è il modo di intendere l’arte oggi”. Un’arte che ci sfiora potente, in una sera d’estate veneziana, come un promemoria di ciò che c’è, di ciò che siamo, dei nostri peccati certo, ma anche delle possibilità di sguardo che la cultura ci riserva sempre. Basta avere gli occhi e la voglia di cercarle. (Leonardo Merlini)