Patrimonio industriale, via agli Stati Generali

Currà (Aipai): valorizzazione consapevole risorse culturali industriali

GIU 9, 2022 -

Cultura Roma, 9 giu. (askanews) – Sono iniziati oggi i 2° Stati Generali del Patrimonio Industriale, ideati ed organizzati da AIPAI – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale – che da 25 anni promuove la cultura del patrimonio industriale e ne tutela i valori. La serie di incontri, che si svolgeranno fra Roma e Tivoli dal 9 all’11 giugno, saranno ospitati a Roma nella Facoltà di Ingegneria della Sapienza nella sede di San Pietro in Vincoli e a Tivoli nel Santuario di Ercole Vincitore, è promossa in collaborazione con DICEA Sapienza – Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale – ed organizzata in collaborazione con l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este (MiC). “I 2° Stati Generali del Patrimonio industriale saranno l’occasione per tracciare un bilancio ed elaborare strategie e visioni per il futuro prossimo. Un incontro tra gli addetti ai lavori e un confronto tra i molteplici ambiti operativi, di ricerca e istituzionali coinvolti – dice Edoardo Currà Presidente AIPAI e continua – con la consapevolezza che il primo lascito dell’età industriale siamo noi, la nostra società con i suoi pregi e le sue contraddizioni, le incredibili conquiste degli ultimi secoli”. Facendo un bilancio, aggiunge Currà “si può dire che AIPAI nei suoi 25 anni ha messo al centro la necessità e l’opportunità della costruzione di una coscienza condivisa di archeologia industriale. L’obiettivo è una valorizzazione consapevole delle risorse culturali industriali, alla luce della collaborazione tra organi di tutela, università, proprietà e associazioni, come AIPAI, per la definizione di una tutela informata, di ogni ordine e grado, dai provvedimenti locali e pianificatori, a quelli nazionali, dai modelli posti in atto nella gestione e per lo sviluppo dei siti UNESCO del Patrimonio Industriale presenti nella World Heritage List, alle molteplici strategie sperimentate nelle prassi progettuali. Gli Stati sono proposti come un unicum nazionale e internazionale perché rispondono a diverse esigenze avvertite dal mondo dell’archeologia industriale e nella società. Riuniscono insieme più livelli di confronto e programmazione: sono un meeting degli stakeholder del patrimonio industriale, un congresso di studiosi e operatori dell’archeologia e del patrimonio Industriale, sono una vetrina per le realtà culturali impegnate nel settore, per le buone pratiche, le recenti operazioni museali, urbane, imprenditoriali, per le fondazioni. Pongono al centro processi attuali di rigenerazione. Il congresso si mostra quindi molto articolato, con una riflessione ampia, rinnovata e non limitata ai settori e agli specialismi classici dell’Archeologia Industriale. Si va dalla macchina, perno dell’industria, alla città ai territori ai paesaggi. Si riportano studi, strategie e prassi operative. La riflessione patrimoniale è a tutto tondo e interessa, da un lato, oggetti e organismi: le macchine utensili, i motori, le fabbriche, le architetture industriali, l’edilizia aziendale, le infrastrutture urbane, regionali e superiori; dall’altro riguarda i documenti, il mondo figurativo, la comunicazione e le testimonianze che permettono la narrazione della memoria del lavoro, e i contenuti del presente. Si affronta tutto lo spettro dei principi e delle azioni legate alla gestione, all’uso o alla nuova vita della fabbrica, delle architetture e delle aree industriali: dal restauro al recupero, alle pratiche di rigenerazione, occorre porre in atto visioni compiute e culturalmente compatibili per un uso contemporaneo del patrimonio”. Ben oltre 350 tra professionisti, docenti e rappresentanti delle istituzioni, prenderanno parte alla tre giorni di approfondimenti. I contributi giunti riguardano studi di approfondimento e denunce, buone pratiche di conservazione e progetti di riuso, percorsi culturali e azioni di valorizzazione del patrimonio intangibile segno di un crescente interesse e della necessità di confrontarsi su un tema che non rappresenta il passato ma il prossimo futuro di territori, dove la rigenerazione urbana assume una posizione rilevante nel dibattito attuale sull’economia circolare: spazi “vuoti” pubblici e privati che possono diventare un valore per il territorio e per la popolazione, grazie a progetti di riqualificazione proposti dagli enti pubblici in riscontro al PNRR.