La materia del tempo è la luce: dentro Richard Serra a Bilbao

Un itinerario artistico (e sentimentale) nelle sculture d'acciaio

GEN 5, 2022 -

Arte Bilbao, 5 gen. (askanews) – Tra i tanti modi con i quali è possibile fare esperienza diretta dell’arte contemporanea uno dei più classici è rappresentato dal vivere dentro le opere stesse, almeno per qualche momento. Per questo uno dei luoghi chiave in Europa – insieme per esempio alla sala dei Palazzi celesti di Anselm Kiefer in Pirelli HangarBicocca a Milano o alla Turbine Hall della Tate Modern di Londra – è la galleria più grande del Museo Guggenheim di Bilbao, dove sono raccolte una serie di opere monumentali di Richard Serra, che insieme compongono quella che l’artista americano ha chiamato “La materia del Tempo”. Tutte le opere di Serra, come per esempio i pazzeschi monoliti nel deserto del Qatar, ma anche le pietre collocate nel giardino della Collezione Gori a Pistoia, ragionano sulla relazione tra lo spazio e il tempo. Ma per il visitatore sono anche altro, sono dispositivi di realtà, luoghi nei quali amplificare la nostra stessa idea di presenza. Così lungo i passaggi delle sculture di Bilbao, enormi fogli di acciaio ossidato che costruiscono un’immagine mentale di noi stessi, è possibile seguire degli sconosciuti, solo per osservare il modo in cui si muovono in quello spazio; oppure si attende il momento in cui, dopo una curva, ci si ritrova completamente soli tra le pareti, e si ha l’occasione di alzare gli occhi al cielo. E in quel momento si può percepire che non è l’acciaio la vera materia dell’opera, ma la luce che le vive intorno, la proiezione di tutto ciò che esiste oltre la scultura. Tutto diventa più leggero, le mani scivolano sul metallo come accarezzando una persona cara e il tempo prende realmente un forma diversa, intima. Quando alla fine del percorso ci si trova di fronte a un punto cieco – lo stesso termine che uno scrittore come Javier Cercas utilizza per definire il momento decisivo di molti grandi romanzi – la sensazione non è di essere di fronte a una chiusura, ma semplicemente a una nuova possibilità. Ed è naturale pensare che, comunque, oltre quel muro fresco d’acciaio possiamo andare, per arrivare nel posto inafferrabile e spesso non capito che è la nostra contemporaneità. (Leonardo Merlini)