Noi, la Techno, il Capitale: al Museion una mostra sul presente

A Bolzano un'indagine artistica a più livelli

SET 16, 2021 -

Arte Bolzano, 16 set. (askanews) – Leggere l’iper-capitalismo, ossia l’ambiente totale nel quale si svolgono le nostre vite, è una delle sfide culturali del XXI Secolo. Al Museion di Bolzano si è scelto di provare a farlo con una mostra che indaga il fenomeno Techno a livello artistico e sociopolitico. A curarla il direttore del museo, Bart van der Heide. “Questa è la prima mostra che cerca di leggere la Techno al di fuori della dimensione di sottocultura – ha detto ad askanews -, ma puntando sugli aspetti sociali ed economici legati al libero scambio globale o all’industrializzazione che abbiamo vissuto e viviamo. E quello che ho sentito è che la Techno è molto di più di una sottocultura ed è legata con forza al modo in cui facciamo esperienza del mondo come lavoratori o come freelance negli anni Venti del XXI Secolo”. A essere interessante – all’interno di un’esposizione che costruisce per il visitatore un’esperienza complessa e articolata intorno a tre parole chiave come Libertà, compressione ed esaurimento – è la natura ambivalente della cultura Techno, che è al tempo stesso rivale e complice del sistema capitalista, in un intreccio di sensazioni contraddittorie che danno la misura della nostra stessa compromissione con il Sistema. Di cui l’arte ci aiuta, almeno, a prendere consapevolezza. “Queste emozioni – ha aggiunto il direttore – sono molto legate al sistema capitalista e a quel corpo capitalista che noi siamo diventati”. Ultimo tributo a un’automazione che poi ha assunto le forme liquide che conosciamo, la Techno in mostra viene raccontata come processo, con opere come le inquietanti figure di Sandra Mujinga, che sembrano spettri di un futuro che ci siamo già lasciati alle spalle, per dirla con Mark Fisher, oppure il tramonto tecnologico di Yuri Pattison, che racconta la lenta morte di un software quando cessano gli aggiornamenti. “Io credo che la Techno – ha concluso Bart van der Heide – non sia paragonabile ad altre sottoculture, come il punk, per esempio. Il punk richiedeva di viverlo 24 ore al giorno e sette giorni su sette, la Techno puoi viverla per un’ora, oppure per tre o quattro giorni, ma quando ne esci ne sei fuori e puoi tornare a essere parte della forza lavoro e non c’è nulla di strano. Io ho trovato molto interessante andare più a fondo e indagare il lavoro degli artisti che hanno cercato di trasformare questa esperienza in un’immagine”. Un’immagine che noi scegliamo per provare a descrivere almeno una delle sensazioni provate visitando la mostra è quella dell’installazione di Riccardo Benassi. Una strada sulla quale le parole scorrono come percorso verso qualcosa di irraggiungibile, verso una promessa che, forse a causa del momento dell’esaurimento delle energie alla fine di quel rave che è il nostro presente, sembra non sembra in nessun modo possibile mantenere. La mostra “TECHNO”, che dedica una sezione anche alla scena altoatesina, resta aperta al Museion di Bolzano fino al 16 marzo 2022. (Leonardo Merlini)