Dal Presena alla Biennale: i teli salva-ghiaccio diventano arte

Al Padiglione Italia installazione con coperta geotessile

MAG 26, 2021 -

Ambiente Milano, 26 mag. (askanews) – Un telo geotessile, di quelli che proteggono nei mesi caldi il ghiacciaio Presena tra Valle Camonica e Val di Sole, diventa protagonista di un’installazione artistica alla Biennale d’architettura di Venezia. L’opera -esposta nel Padiglione Italia- è stata ideata da Giovanni Betti, professore all’Università della California, Berkeley, insieme all’architetto Katharina Fleck e ai suoi studenti dell’Università delle Arti di Berlino, che già a marzo con la collaborazione del professor Christoph Gengnagel avevano organizzato nell’atrio dell’Ateneo la prima installazione con il telo proveniente dal Presena. Il progetto – denominato ‘The invisible mountain’ (theinvisiblemountain.com) – prevede che il tessuto prenda la forma del profilo delle cime dalle quali arriva, ad un’altezza da terra tale da poterlo ammirare da sotto. Per vedere, appunto, quella ‘montagna invisibile’ che deve essere protetta prima che sia troppo tardi. “Il fatto che i ‘nostri’ teli siano esposti nel prestigioso contesto della Biennale ci fa sperare che l’interesse per la salute della montagna e dei suoi delicati ecosistemi sia sempre più diffuso – ha detto Michele Bertolini, direttore del Consorzio Pontedilegno-Tonale – Siamo lieti che i teli del Presena vengano utilizzati in modo così originale perché diverranno in questo modo anche strumenti di comunicazione dei risultati finora raggiunti grazie al progetto avviato nel 2008 dall’università di Milano, dalla Provincia Autonoma di Trento e dalla società Carosello che gestisce gli impianti sul ghiacciaio”. Anno dopo anno, la superficie di ghiaccio coperta dai teli – è cresciuta, passando dai 40mila metri quadrati del 2014 si sono superati i 100mila metri quadrati del 2020. In media, lo spessore di ghiaccio che rimane sotto i teli alla fine dell’estate si aggira sui 2,5/3 metri. La conferma della validità di questo progetto arrivava già nel 2014 da un’analisi realizzata dai ricercatori universitari: il settore coperto con il geotessile ha evidenziato valori medi di albedo (l’unità di misura del potere riflettente di una superficie) di 0,64 contro un valore medio di 0,43 per la superficie glaciale non coperta. Il settore coperto in media ha un assorbimento di energia solare del 36% mentre la superficie non coperta del ghiacciaio ha assorbito in media il 57% dell’energia solare. Complessivamente l’azione del telo nel modulare i flussi energetici radiativi assorbiti dal ghiacciaio porta per il periodo di sperimentazione, ad una riduzione dell’ablazione del 52%. La tecnica per realizzare la “coperta” geotessile è stata peraltro perfezionata nel corso del tempo: i teli, della dimensione di 5 metri di larghezza per 70 di lunghezza ciascuno, non vengono più termosaldati ma cuciti per evitare scarti di materiale e facilitarne la rimozione. I teli geotessili a breve torneranno a quota 2.600 metri e lì rimarranno fino a settembre: i lavori di preparazione sono iniziati questa settimana.