Gender equality nell’arte. A Baltimora ulteriore ghettizzazione?

Patrizia Asproni ha promosso un dibattito online sul nuovo trend

DIC 18, 2020 -

Roma, 18 dic. (askanews) – “Con l’incontro internazionale ‘Art Gap. Museums and the gender equality global trend’ abbiamo voluto stimolare il dibattito sulla disuguaglianza di genere nel campo dell’arte e della cultura. La presa di coscienza di tale disparità, ad oggi imprescindibile, ha portato diverse organizzazioni museali a modificare il loro approccio a favore di una maggiore inclusività femminile in linea con le scelte di connotazione politica, e non solo estetica, con cui i musei sono tenuti a misurarsi in virtù di un modello sociale paritario”: così Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini di Firenze.

“Lecito quindi riflettere e interrogarsi – prosegue Asproni – se questa sia la strada giusta o se, compiendo scelte radicali, come nel caso del Museum of Art di Baltimora (che ha annunciato di acquistare solo opere di artiste donne nel 2020 per ridurre gli squilibri, ndr), si rischi di creare un’ulteriore forma di ghettizzazione. Senz’altro è ancora rilevante il gap da colmare a favore di un’equità di genere nella sua accezione più positiva, capace di generare valore e di porre al centro la persona al di là di ogni classificazione”.

È andato online l’incontro internazionale “Art Gap. Museums and the gender equality global trend”, promosso dal Museo Marino Marini di Firenze e volto a stimolare il dibattito sulla diseguaglianza di genere nel campo dell’arte e della cultura. Un confronto a più voci sulla situazione attuale, una riflessione su un nuovo e attivo ruolo dei musei in quest’ambito, su strategie e problemi, su prospettive e visioni.

Con la sua Presidente Patrizia Asproni e con Fatma Naït Yghil Direttrice del Museo Nazionale il Bardo di Tunisi e Visiting Director del Museo Marino Marini per l’anno 2020, sono intervenuti: Dimitri Ozerkov Responsabile del Dipartimento di Arte Contemporanea Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, Mariella Mengozzi Direttrice del Museo dell’Automobile di Torino, Christopher Bedford Dorothy Wagner Wallis Director del Baltimore Museum of Art e Danilo Eccher Critico d’Arte e Curatore.

Molti musei in tempi recenti si sono impegnati nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disuguaglianza di genere nel settore dell’arte e della cultura, rispondendo anche all’appello dell’agenda Unesco 2030 che mette fra i suoi obiettivi principali proprio il gender balance.

In particolare lo spazio dedicato all’arte al femminile nelle collezioni museali ed espositive registra ancora un divario ben lontano dall’essere superato e certamente non perché le artiste donne siano in numero minore.

E se è vero che sempre più donne ricoprono posizione apicali nel settore museale e dei Beni Culturali, è altrettanto vero che le opere d’arte delle donne – come dimostra lo studio Gender Bias in Art intitolato “Il genere è negli occhi di chi guarda?” pubblicato dall’Università di Oxford – vendono il 47,6% in meno rispetto a quelle degli uomini. La presa di coscienza di questa diseguaglianza ha portato alcune organizzazioni a modificare il loro approccio per cambiare il futuro dell’arte e dei musei e renderlo un settore maggiormente inclusivo. Molti musei hanno infatti pubblicamente dichiarato che aumenteranno il numero di opere femminili nella loro collezione e tanti stanno iniziando a dedicare uno spazio paritario alle artiste nelle mostre temporanee, rimediando così alla damnatio memoriae che ha colpito molti talenti creativi.