I populisti usano la fede e la Madonna scappa, il libro di Scaramuzzi

Si intitola "Dio in fondo a destra" (Emi), prefazione di Gad Lerner

AGO 31, 2020 -

Roma, 31 ago. (askanews) – Rosari sventolati ai comizi, invocazioni al “Cuore immacolato di Maria” a cui affidare, indistintamente, l’Italia e il proprio successo elettorale, citazioni del Vangelo e di Gesù Bambino in Parlamento. I comizi sono quelli di Matteo Salvini, le citazioni del Vangelo rimbalzano nell’aula del Senato quando, il 20 agosto 2019, il segretario della Lega decide di rompere l’alleanza giallo-verde, ma questo uso della religione “indifferenti alla fede”, per dirla con Papa Francesco, abbraccia mezzo mondo.

Là dove si è scavato un solco profondo tra cristianesimo e cristianità, là dove i “populismi sfruttano il cristianesimo”. A “unire i puntini”, evidenziando – come scrive Gad Lerner nella prefazione – “le dosi di sfacciata insincerità e incoerenza di stili di vita che contraddistinguono gli agitatori di rosari e crocifissi” è il libro “Dio? In fondo a destra” (Emi), scritto dal giornalista e vaticanista di Askanews, Iacopo Scaramuzzi.

“Il titolo che, citando Dio, richiama un’indicazione stradale, potrebbe suonare irrispettoso. Ma è proprio di questo che si tratta – osserva Lerner -: della ricorrente, strumentale evocazione del sacro e della spiritualità piegata a scopi politici. Finalizzata a trasformare la fede in ideologia posta a fondamento dei risorgenti nazionalismi aggressivi di matrice sovranista”.

“Tornano i populismi, tornano i nazionalismi e torna la Madonna di Fatima”, il libro parte proprio dal mancato sbarco in Alsazia della Madonna di Fatima. Attesa per una processione sul sagrato della cattedrale di Strasburgo, organizzata dagli eurodeputati leghisti Mario Borghezio e Lorenzo Fontana la statua – una delle tante repliche dell’originale – non si fa vedere e gli organizzatori devono accontentarsi di “una copia acquistata all’ultimo su Amazon”. Le cronache raccontano che la Madonna sia ricomparsa solo quattro giorni dopo nei magazzini dell’aeroporto di Amsterdam.

Roma, Washington, Mosca, Budapest, Brasilia e Parigi: si snoda attraverso queste capitali il percorso dei partiti di destra che mirano a puntellare la propria prospettiva ideologica fatta di posizioni “contro” (l’islam, i migranti, la modernità) con un uso distorto del cristianesimo. I simboli religiosi, scrive Scaramuzzi, vengono ridotti a “oggetti culturali, strumenti politici, arma polemica” – ora è il Rosario, ora una statua della Madonna, ora il presepe – e in questa operazione la fede non c’entra proprio nulla, diventa “accessoria, al più folcloristica”: la vita credente si cristallizza “in una identità che non può mutare nel corso del tempo, non può mescolare culture diverse, non può incarnarsi né palpitare” ma è immobile, praticamente “morta”. “Per un credente una tentazione diabolica” consegnata su un vassoio d’argento dagli “atei bigotti”. L’insieme di queste manifestazioni è quello che Jean Claude Hollerich, capo dei vescovi europei, bolla come “nazional-cattolicesimo”.

Salvini in Italia, Trump negli Stati Uniti, Putin in Russia, Orban in Ungheria, Bolsonaro in Brasile, i Le Pen in Francia – ma anche i loro consiglieri, da Lorenzo Fontana a Steve Bannon, ad Alexander Dugin – il libro di Scaramuzzi viaggia tra cronaca, analisi del contesto economico, sociale e politico e testimonianze. Come quella del teologo domenicano Timothy Radcliffe, una conversazione che parte dal concetto di “noia”: il populismo nasce dalla noia per la democrazia attuale e cerca identità chiuse, respingenti, “morte” usando la religione e al tempo stesso abbandonando la fede. Ma “il cristianesimo – ribadisce Radcliffe – è irriducibilmente plurale” , “abbraccia le diversità”, “la questione cruciale è come affrontare le differenze. E la risposta è: amarle”. “Le differenze sono fertili, siamo tutti figli della differenza di un uomo e di una donna”, aggiunge.

Il libro si chiude, non a caso, con il capitolo “Un antidoto chiamato Francesco”. E’ il Papa che in più di una occasione mette in guardia “dal tono trionfalista e vendicativo solitamente utilizzato per evocare le radici cristiane dell’Europa”, ricordando, invece, che nel Dna dei popoli europei, alla radice per l’appunto dell’essere europei, ci sono “pietas romana e caritas cristiana”. La paura, viceversa, di cui i populismi si nutrono è, oggi come per gli Israeliti, “l’origine della schiavitù” nonché “l’origine di ogni dittatura”.