Marilyn dichiarata innocente dal pubblico del Tempo delle donne

Nel format La storia a processo, Mattera impersonava la diva sexy

SET 16, 2019 -

Milano, 16 set. (askanews) – Marilyn Monroe innocente. È questo il verdetto per acclamazione del pubblico de “Il Tempo delle Donne 2019” che ha registrato il tutto esaurito nel Salone d’onore della Triennale di Milano domenica 15 settembre 2019 per “Marilyn Monroe Colpevole o Innocente”, il primo di dieci appuntamenti della nuova stagione 2019-2020 de “La Storia a Processo” di e a cura di Elisa Greco. Sul banco degli imputati è finita l’attrice americana, accusata di un uso spregiudicato del proprio corpo perché il caso era Marilyn Monroe: Corpo o Anima?

Per Elisa Greco, autrice e curatrice del Processo, è stato emesso un “verdetto plebiscitario apparentemente scontato ma che ha permesso un acceso confronto, condotto tra l’ironico e lo spirito critico, sulla seduttività come valore”.

Partecipato il “lavoro” della giuria popolare che si è trovata di fronte ad una Corte che ha sostenuto le sue tesi con passione e altrettanta perizia. A guidare il dibattimento il presidente della Corte, Fabio Roia, presidente sezione Misure Prevenzione del Tribunale di Milano che al termine del dibattimento ha letto la motivazione della sentenza: “Rispetto per il corpo della donna, per la sua libertà di sedurre, di essere seduttrice senza che automaticamente debba diventare oggetto di violenza verbale o fisica, vittima di violenza sessuale. Diamo anche fiducia al genere maschile che non deve sempre essere considerato figlio di tempeste ormonali ma che deve mettere in campo tutte le forme per le diversità, fra cui il rispetto della diversità di genere”.

Nel corso del dibattimento la pubblico ministero Ilaria Li Vigni, avvocata penalista, ha puntato il dito sull’uso della bellezza di Marilyn usata come arma di seduzione per ottenere vantaggi personali, influenzando con il suo comportamento le generazioni successive di donne. La difesa, rappresentata da Laura Cossar, avvocato matrimonialista, ha evidenziato come quello di Marilyn sia un caso emblematico in cui ancora una volta una donna è “costretta a difendersi dal suo stesso corpo. Come se essere belle fosse una colpa che giustifica qualsiasi aggressione e come se affascinare fosse un peccato dal quale farsi assolvere”.

L’imputata, Justine Mattera, nei panni dell’attrice sex symbol, si è difesa così: “Per loro era colpa mia se volevano stringermi e baciarmi. Colpa del mio sguardo, del mio sorriso, della mia voce . A me sembrava sempre che parlassero di qualcun altro. Non di me”.

Fondamentale nel dibattimento processuale il contributo dei testimoni. Per l’accusa, Elisa Anzaldo, giornalista Rai e volto del TG1, che a gran sorpresa ha portato “in aula” il suo essere Jacqueline Bouvier quale personificazione di un’altra femminilità. Per la difesa Lorella Zanardo, attivista in difesa delle donne, la quale ha riportato un pensiero di Marilyn: “Mi sarebbe piaciuto essere ancora con voi oggi, nell’epoca dei social. Avrei avuto un mio profilo Facebook e Instagram. E allora vi avrei raccontato la mia verità. E avreste compreso molto di chi io fossi realmente”.