Andrè Komatsu, pratica artistica sovversiva che guarda all’utopia

In FuturDome a Milano grande monografica sull'artista brasiliano

OTT 2, 2018 -

Milano, 2 ott. (askanews) – Una pratica intensa e, per molti versi, improntata a un’idea di sovversione che diventa, ovviamente parte della pratica stessa. FuturDome a Milano presenta la più completa monografica sull’artista brasiliano Andrè Komatsu, con opere dal 2002 a oggi: una mostra politica che indaga con forza l’idea stessa di realtà, per come ci viene raccontata.

“Principalmente – ha detto Komatsu ad askanews – credo che il mio lavoro provi a creare una sorta di bolla di comprensione della realtà, cerco di dare una forma a questa domanda sulla realtà. A volte uso materiali grezzi per creare una sensazione di vita reale. Credo che l’arte sia uno degli strumenti che ci possono aiutare a sviluppare una nuova forma di percezione della realtà. L’arte non cambia il mondo, è più legata alle idee”.

Idee che, nella mostra significativamente intitolata “Ordem Casual”, ordine casuale, diventano tracce di vite, mondi, luoghi che l’artista ripensa, a volte alla luce della dimensione architettonica, a volte indagando la violenza o la corruzione dei sistemi che informano la nostra vita, ma anche la nostra percezione.

“La realtà – ha aggiunto l’artista – non è una visione piatta, è una somma di interfacce che, insieme, compongono una realtà, ma ciascun livello porta con sé un’informazione che è controllata, guidata. Quindi per capire l’idea di realtà abbiamo bisogno di capire l’idea di libertà e libero arbitrio, che comunque nel mondo del capitalismo è un’illusione, come dimostra il paradosso di un mondo che parla di libertà per tutti, ma, per esempio, impedisce ai migranti di muoversi liberamente”.

L’esposizione milanese, curata da Ginevra Bria e Atto Belloli Ardessi, è anche una rilettura delle metodologie di Andrè Komatsu, che parte da una sua residenza in FuturDome nel 2011 per stabilire un dialogo biunivoco con il luogo che la ospita.

“Quando sono stato invitato per questa mostra – ha concluso l’artista e performer – ho cominciato a studiare lo spazio e ho scoperto che era uno degli ultimi luoghi dei Futuristi e che era stato rinnovato, ma mantenendo un’idea di trasformazione libera, di spazio libero. Credo che questo sia il legame con il mio lavoro”.

Un lavoro che vorrebbe dare un contributo a rilanciare l’idea di utopia a fronte di un mondo che Komatsu percepisce sempre più distopico, ma che è anche un’occasione per fare i conti con una pratica che, nello scenario del contemporaneo, sa farsi carico di molte istanze metodologiche interessanti e vive.