Quello che le mollette non dicono: una mostra in Triennale

Omaggio divertente a un oggetto umile e diffuso in tutto il mondo

OTT 19, 2017 -

Milano, 18 ott. (askanews) – Per una volta sotto i riflettori, neanche fosse la grande rivincita dei comprimari. Il Triennale Design Museum di Milano ha scelto di celebrare un oggetto quotidiano, che però nella sua semplicità contiene molti elementi della migliore progettazione: e dunque ecco la mostra “Mollette da bucato”, curata nel museo milanese da Giulio Iacchetti.

“Molto umile, molto discreta, condannata ai lavori forzati, sempre al sole, sottoposta alle intemperie – ha spiegato Iacchetti ad askanews – quindi un oggetto che si usura facilmente e che va sostituito perché arriva rapidamente a fine vita. E allora nel mondo, in tempi e luoghi diversi, progettisti e persone anonime progettano questo oggetto cercando di essere sempre più smart e sempre più intelligenti, considerando anche aspetti economici perché le molletta deve costare poco e deve arrivare a tutti. Quindi è design”.

A curare la mostra insieme a Iacchetti anche Paolo Garberoglio, collezionista e a sua volta progettista di nuove tipologie di molletta. “Se ci pensiamo, la molletta è un oggetto che non è mai stato pubblicizzato – ci ha detto – non avete mai visto una pubblicità in televisione, non è mai apparsa su giornali, manifesti, eccetera. Eppure se ne vendono solo in Italia circa 400 milioni all’anno. Quindi un oggetto quotidiano che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma a cui non facciamo tanto caso”.

Questa volta invece il museo della Triennale diretto da Silvana Annicchiarico, da sempre attento alla tematica del “no name design”, ha scelto proprio di fare caso ai molti modi in cui è stata concepito l’oggetto-molletta. Pur sapendo che, in questo settore, come in fondo nella vita, ogni bilancio è sempre provvisorio.

“Di mollette al mondo ne esisteranno tre o cinquemila modelli, chi può dirlo – ha concluso Iacchetti – ma in questo momento qualcheduno ne sta progettando di nuove. Quindi è una mostra che cerca di fissare l’attimo, ma è un attimo fuggente”.

Un attimo che, comunque, in Triennale dura fino al 12 novembre.