Sanità, Crea: peggiorano indici di equità, ridurre sperquazioni

Aceti (Salutequità): "Subito politiche per garantire accesso a cure"

GEN 25, 2023 -

Milano, 25 gen. (askanews) – E’ “ridurre le sperequazioni” l’obiettivo principale del SSN nella fase post-Covid. Il 18esimo Rapporto Sanità messo a punto dal Crea restituisce un’immagine preoccupante sull’equità dell’assistenza sanitaria: l’accesso universale alle cure è regredito con la pandemia e non accenna a riprendersi. La spesa sanitaria del SSN raggiunge il 75,6% della spesa sanitaria totale contro una media dell’82,9% nei paesi Ue e i cittadini hanno speso circa 41 miliardi di tasca propria per la sanità, 1.734 euro per medi per famiglia, il 5,7% dei consumi totali, con un’incidenza complessiva sul PIL del 2,3% contro la media Ue del 2%. Ma quel che è peggio, secondo il Rapporto, è la riduzione dei consumi sanitari che nel solo 2020 è stata del -8,5%, con forti differenze geografiche. Inoltre, peggiorano anche altri indici di equità: nel 2020, 378.627 nuclei (l’1,5%) si impoveriscono per le spese sanitarie e 610.048 (il 2,3 %) devono sostenere spese cosiddette “catastrofiche”. Numeri che nel tempo sembrano calare, ma solo perché aumentano le rinunce: sommando queste ultime agli impoverimenti, le famiglie che registrano un disagio economico a causa dei bisogni sanitari sono 1,3 milioni, in crescita dello 0,6% rispetto al 2019. Aumenta anche il rischio, secondo il Rapporto, che una parte della popolazione voglia fuoriuscire dal sistema pubblico: ad esempio, durante la pandemia solo le famiglie appartenenti al 20% più abbiente hanno potuto contrastare le difficoltà di accesso ai servizi del SSN con un aumento della loro spesa privata. In queste condizioni, spiega il Crea, il 40% di risorse del PNRR vincolate per il Sud potrebbero non essere sufficienti a riequilibrare equitativamente il SSN: è necessario agire anche sul riparto della spesa corrente, in primo luogo considerando quella parte di spesa privata che rappresenta uno sgravio per i conti delle Regioni, e che incide maggiormente in quelle dove il reddito medio è più alto: ad esempio, in Lombardia arriva a 828,3 euro pro-capite mentre in Sardegna si ferma a 442,9 euro. “È fondamentale mettere subito in pista politiche per l’accesso alle cure, a partire dal rilancio e dal finanziamento di una strategia nazionale per il governo delle liste di attesa, l’aggiornamento del Piano nazionale della cronicità, la revisione e il rafforzamento del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA, oggi inadeguato per misurare ciò che effettivamente viene garantito ai cittadini dalle Regioni – commenta Tonino Aceti, presidente di Salutequità, laboratorio italiano di analisi innovazione e cambiamento delle politiche sanitarie e sociali – . Consideriamo ineludibile rafforzare il ruolo del livello centrale nel controllo e nel supporto alle Regioni e lavorare a un Piano straordinario per il capitale umano del SSN, in grado di definire strategie e investimenti di breve, medio e lungo periodo per affrontare in modo strutturale il problema delle carenze di organico, della mancata valorizzazione economica e professionale, della sicurezza, del benessere organizzativo e della scarsa attrattività delle professioni sanitarie e sociali e del loro esercizio all’interno del Servizio Sanitario, anche queste ben sostanziate nel Rapporto CREA”, conclude Aceti.