Chiesa, mons. Albanesi: Papa osteggiano da establishment ma popolo con lui

Si fronteggiano due visioni della Chiesa e della fede

GEN 20, 2023 -

Roma, 20 gen. (askanews) – Papa Francesco oggi appare un uomo più solo in Vaticano ma con alle spalle il “popolo di Dio”, quel “gregge” verso il quale, citando il Vangelo, invita sempre a rivolgersi, e che lo sostiene senza far clamori. Insomma, una sorta di “maggioranza silenziosa” che non è sulla linea di un establishment, sia all’interno che all’esterno delle “Sacre mura” romane che lo ha da subito, invece, sempre osteggiato nelle riforme. Questo il pensiero di uno dei “preti di strada” che da anni operano nel nostro paese, don (anzi monsignor) Vinicio Albanesi, fondatore della Comunità di Capodarco e tra gli animatori del Cnca, il coordinamento che riunisce molte realtà di volontariato e servizio agli ultimi. Autore qualche anno fa per le edizioni Ancora, di un libro dedicato a “I tre mali della Chiesa in Italia”, don Albenesi ha avuto anche il coraggio di denunciare di aver subito sulla sua pelle abusi quando era in seminario nelle Marche. Oggi guarda con un po’ di preoccupazione le vicende che si stanno sviluppando Oltretevere e riaccese dopo la morte del Papa emerito Benedetto. Parlando con Askanews, il sacerdote non si nasconde: “penso tutti si rendano conto di come oggi il cristianesimo nella società stia regredendo, quando non è addirittura combattuto. C’è chi la chiama ‘laicizzazione’. Di fronte a questa realtà, da anni, prosegue una discussione accesa all’interno della Chiesa cattolica sul come affrontare la questione. Schematizzando prevalgono due correnti, quella che fa capo ai cosiddetti ‘conservatori’ o ‘tradizionalisti’, che chiede di puntare sui principi con rigidità rimanendo ‘dentro le mura’ e che ha identificato in Benedetto il suo paladino, ed un’altra corrente, che prende atto della laicizzazione e che punta, invece, sull’apertura al mondo e al dialogo con le culture per riproporre l’attualità del messaggio cristiano. Un approccio quest’ultimo che parte dall’assunto che la salvezza viene da Dio e che noi siamo solo dei testimoni immersi nel proprio tempo”. D. Si possono quantificare queste due correnti? Albenesi – “Difficile farlo perché la Chiesa è davvero universale ma non è da sottovalutare che molti cristiani oggi sono di età avanzata, soprattutto nei paesi ricchi, e quindi istintivamente si rifanno al passato. Una posizione ‘conservativa’ che, come avviene ad esempio nel Nord America, viene addirittura sponsorizzata da alcuni ambienti politici e di interesse economico”. D. Perché l’impressione sembra essere che l’ala conservatrice sia più organizzata e rumorosa? Albanesi – “Effettivamente, a certi livelli, sembra che Francesco sia abbastanza solo. Ma lo definirei normale per una serie di risultanze. Ne accenno qualcune: l’aver messo mano alla riforma della Curia romana gli ha certamente messo contro più di un ‘potente’, lo stesso vale per il voler cercare di sistematizzare e riformare un altro ‘buco nero’ romano come quello delle finanze vaticane”.Roma, 20 gen. (askanews) – “Anche i problemi legati alla pedofilia e lo schierarsi per la pace e contro la lobbie dei mercanti di armi non gli hanno certo reso la vita più facile… – aggiunge don Albanesi – Bisogna poi tener presente che per portare a termine le riforme ci vuole tempo, direi almeno un decennio, ed in questo tempo il riformatore è bersaglio di critiche, di eventuali errori e di incomprensioni. Le prese di posizione di alcuni porporati in questo senso sono esemplificative. Infine, Papa Francesco deve anche tenere presente l’unità della Chiesa e spinte contrarie sono venute anche dai più radicali aperturisti che si sono sentiti delusi da lui perché avrebbero voluto più riforme e più profonde. Vedi l’episcopato tedesco”. D. Lei come vede questo pontificato? Albanesi – “Papa Francesco è certamente un riformatore che ha un approccio latino-americano, soprattutto per quanto riguarda il suo guardare al popolo, ai più miseri. Per me è un vero pastore, è benevolo e accogliente, un uomo che non si sofferma troppo sul giudizio, come lui stesso invita a fare quando parla del male del ‘chiacchiericcio’ anche dentro la Chiesa. Un Papa che certamente non sta bene alla vecchia gestione clericale della Chiesa, che non lo capisce e non lo segue. Una realtà che penso avesse messo in conto ma che lo fa soffrire. Un portato che si riverbera, purtroppo, anche a livello locale e diocesano”. D. Questo può offuscare la figura e l’opera di Francesco? Albenesi – “Io penso che il popolo di Dio è con Francesco perché ha compreso il suo approccio, si sente più vicino a quella che non considera solo come una istituzione. Ripeto, i segni contrari a Francesco, resi evidenti in questi mesi, vengono da un certo establishment che crede di potersi risollevare tra vecchio catechismo e funzioni religiose”. D. Infine, come si colloca in questo contesto la Chiesa italiana? Albanesi – “Vedo la Chiesa italiana ancora troppo lenta, se non immobile. Sui grandi eventi e sulle questioni che investono le persone è spesso silente, non prende posizione. Basta guardare i curricula dei vescovi, sono spesso scelti tra padri spirituali o rettori di seminari. Oggi abbiamo una sovrabbondanza di chiese ma sono luoghi il più delle volte semi-vuoti e con un numero insufficiente di preti. Una riflessione seria andrebbe fatta anche in Italia sui motivi che stanno portando le Chiese a svuotarsi. Perché, ad esempio, la stragrande maggioranza dei giovani interrompe di frequentare le comunità dei credenti dopo la cresima? Lo stesso è con la crisi vocazionale. Mi chiedo, cosa abbiamo da offrire veramente ai giovani preti. Su questo scopriremmo delle povertà religiose e umane effettive. Ma su questo la Chiesa è ancora troppo silente, o non si interroga abbastanza a livello di diocesi, direi che non c’è il coraggio neppure di porsi il problema”.