Arpa: 2022 è stato l’anno più caldo di sempre per Milano e Lombardia

Nel capoluogo +3.2 gradi rispetto alla media di tutto il XX secolo

GEN 12, 2023 -

Milano, 12 gen. (askanews) – Lo dicono i dati della stazione di Milano Brera che rileva la temperatura dal 1763: il 2022 ha chiuso con un’anomalia di temperatura media di +1.9 gradi rispetto alla media del periodo recente 1991-2020. L’anno appena concluso si piazza così al primo posto assoluto con un distacco di ben +0.5 gradi rispetto al 2015, il secondo più caldo di una serie che, guardando al periodo recente, vede nei primi dieci posti della classifica solo annate successive al 2010. Lo riferisce in una nota Arpa Lombardia, spiegando che anche la regione ha registrato temperature nettamente superiori rispetto alle medie: a Pavia e Brescia l’anomalia è pari a +1.8 °C, Mantova, che è la zona con l’anomalia inferiore, ha raggiunto comunque +1.3 gradi sulle Alpi le stazioni di Sondrio e Edolo (BS) hanno toccato i +2.5 gradi. “Tornando al capoluogo, che grazie a Brera possiede la serie storica più lunga, il confronto tra il 2022 e i decenni precedenti è impietoso: se utilizziamo un riferimento temporale più ampio, per esempio tutto il XX secolo (1901-2000), raggiungiamo un’anomalia di +3.2 gradi” prosegue Arpa, spiegando che il contributo maggiore a questi dati eccezionali spetta alla stagione estiva, paragonabile a quella del 2003, mentre tra i singoli mesi spicca ottobre, il più caldo di sempre con ben 4 gradi di anomalia positiva rispetto al trentennio 1991-2020. I giorni più caldi in assoluto sono stati quelli tra il 22 e il 25 luglio e tra il 5 e il 6 agosto, con valori massimi in pianura intorno a 37 gradi. Molte località lombarde hanno inoltre registrato il più alto numero di “notti tropicali”, ossia quelle nelle quali la temperatura non è scesa al di sotto dei 20 gradi. A guidare questa classifica la stazione di Milano Brera con ben 101 giorni, situazione che spinge il 2012, con 86 giorni, in seconda posizione. Oltre alle alte temperature, il 2022 verrà ricordato anche per la marcata scarsità di precipitazioni, solo parzialmente recuperate tra novembre e dicembre. Complessivamente, l’anno chiude con un deficit variabile tra il 20-50% del totale medio 1991-2020. La stagione più secca è stata la primavera (marzo ha chiuso con un deficit intorno al 70%), che, con il mancato apporto nevoso “normale” sulle Alpi, ha peggiorato la situazione già creatasi nei mesi invernali. Il parametro SWE (risorsa idrica stoccata sottoforma di neve) si è infatti azzerato con due mesi di anticipo rispetto allo standard, impattando significativamente sulle riserve idriche regionali, ben inferiori ai minimi storici del periodo 2008-2020 per l’intera stagione estiva. La prolungata assenza di precipitazioni significative in inverno e primavera ha contribuito inoltre ad un elevato numero di incendi boschivi, ben 333 da fine gennaio a inizio maggio: il dato più elevato dal 2003. Sempre secondo Arpa, le alte temperature sono state alla base anche delle rovinose grandinate che hanno colpito la pianura centrale tra Bergamo e Crema (Cremona) il 28 maggio e nel Lodigiano il 26 luglio, mentre il giorno seguente i forti temporali sulle Alpi hanno provocato accumuli di pioggia fino a 200 mm in circa 2 ore nella zona di Niardo e Bione (Brescia) in Valcamonica. Nuovi e intensi temporali hanno colpito la pianura bresciana il 29 settembre, sintomo di un progressivo allungamento della stagione estiva.