Second Life, in mostra a Prato l’arte che dà nuova vita a materiali

30 opere di giovani artisti che interpretano la sostenibilità

DIC 1, 2022 -

Roma, 1 dic. (askanews) – Seconda edizione della mostra itinerante ‘Second life: tutto torna’, nata dal concorso promosso da Alia Servizi Ambientali SpA per dare una nuova vita ai materiali, dedicata ai giovani artisti sotto i 28 anni. La prima tappa di “Second life: tutto torna” si inaugura oggi presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, alla presenza di Stefano Collicelli Cagol, Direttore del Centro Pecci, Valerio Barberis assessore all’ambiente del Comune di Prato e Cristina Sanzò, assessore alla città curata. L’esposizione rimarrà aperta fino al 9 gennaio 2023. Il concorso ha visto la partecipazione di circa cento giovani artiste e artisti da tutta Italia, impegnati sul tema della sostenibilità e sulla necessità di essere parte attiva di un processo di consapevolezza dell’emergenza ambientale e di reale cambiamento. Le opere – realizzate utilizzando diversi materiali, quali foglie, pietre, ferro, acciaio, tessuto, plastica, oli, candele, pellicole, cenere e tecniche varie – mostrano un futuro tecnologico e sostenibile, ma anche una visione contrastante della natura, antropica e “primavera” da vivere, suggeriscono empatia e ragione per controllare gli istinti umani più beceri, lo splendore della semplicità delle piccole cose in natura, mobilitazioni silenziose, universali, uniti dai sogni che volgiamo alle stelle. Tra le 30 opere finaliste la prima classificata è stata Caterina Dondi, artista ventiquattrenne della provincia di Varese, con l’opera ‘Ordinare Senza Spostare’, serie di fotografie su carta dove l’artista ha immaginato di “assecondare l’ambiente (e non di riqualificarlo) nel suo naturale processo di rovina, ribaltando – come si legge nella motivazione della giuria – il punto di vista usuale sul tema, cercando di rendere ‘accettabile’ e addirittura ‘bello’ il degrado in atto, innescando così un processo di maieutica consapevolezza sul nostro habitat. Mettere ordine nel caos significa trovare relazioni prima invisibili tra le cose”. “Le opere della prima edizione ci avevano stupito per quanto i temi proposti fossero introiettati nelle nuove generazioni; questo atteggiamento è confermato anche oggi. Tra gli artisti la questione ambientale è vissuta in modo individuale piuttosto che sociale, le opere presentate mostrano attenzioni più intimiste che “politiche”, intendendo con quest’ultimo termine l’aspetto sociale e relazionale delle persone – ha commentato il curatore della mostra, prof. Marco Meneguzzo-. L’attenzione alle ‘piccole cose’ non può esistere senza un tempo rallentato che, coscientemente o no, sembra già un’indicazione di soluzione del problema”.