Rinascimento Green: no alle trivellazioni, scelta irragionevole

Oltre 1.094 adesioni a sostegno della petizione on line

NOV 22, 2022 -

Roma, 22 nov. (askanews) – “L’accordo raggiunto al vertice sul clima COP27 in Egitto non è riuscito a includere impegni forti per raggiungere l’obiettivo climatico di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, che al contrario appare sempre più fuori portata. La necessità di una completa trasformazione del sistema energetico dai combustibili fossili alle rinnovabili è fondamentale per evitare gli impatti sempre più pericolosi del cambiamento climatico. Nonostante stiamo già risentendo delle conseguenze dei precedenti ritardi, il Governo italiano gioca la carta di un ritorno al passato, dando il via libera a nuove trivellazioni per la ricerca di giacimenti di idrocarburi in mare”. E’ la posizione del movimento Rinascimento Green, per il quale “ci sono modi migliori per soddisfare il fabbisogno energetico attraverso fonti pulite e rispettose dell’ambiente che non minacciano le coste, il mare e il clima”. Ecco perché Rinascimento Green ha lanciato la petizione ‘Diciamo NO alle trivellazioni!’ che in pochi giorni ha superato 1.094 sottoscrizioni e continua a raccogliere adesioni da parte dei cittadini: “Segno – si spiega – che l’impegno civico è la vera forza trainante di un cambiamento positivo e che serve ripristinare la fiducia in un futuro davvero sostenibile”. Per Stephanie Brancaforte, responsabile di Rinascimento Green, “i colloqui alla COP27 rispecchiano l’incapacità di spingere l’ambizione sulla riduzione delle emissioni e sull’eliminazione dei combustibili fossili in favore delle rinnovabili. Ora che dovremmo raddoppiare gli sforzi per una vera transizione energetica, giusta, democratica ed equa, per limitare perdite e danni climatici in futuro, la scelta del Governo italiano di mettere in azione le trivelle ci sembra irragionevole. Perché causare ulteriori danni all’ecosistema marino per un pugno di gas? Si potrebbe realisticamente incentivare lo sviluppo delle rinnovabili e dare quello slancio di cui il Paese ha davvero bisogno, invece di mettere la mano sulla bilancia a favore delle aziende dei combustibili fossili. La tecnologia esiste ma il tempo non è dalla nostra parte”. Gli scienziati dell’IPCC affermano che limitare il riscaldamento a 1,5°C è un parapetto molto più sicuro contro l’escalation degli impatti del cambiamento climatico: da questo punto di vista la COP27 è stata un fallimento su diversi fronti. Il vertice di Sharm el-Sheikh si è svolto sullo sfondo di una crisi energetica globale inasprita dai conflitti geopolitici in Ucraina e ha messo in luce le linee di frattura su come il mondo dovrebbe affrontare la transizione dai combustibili fossili. Anche l’Italia deve ripartire con convinzione dalle rinnovabili per centrare i target di decarbonizzazione come chiede il Green deal europeo. “Se il governo italiano non dimostra vera leadership davanti alla più grande crisi alla quale l’umanità si trova a dover far fronte, saremo noi cittadini a dare voce all’urlo degli scienziati e di tutte le persone che non vogliono morire di siccità o a causa di uragani: il tempo dei fossili è finito, dobbiamo trovare altre soluzioni”, conclude Brancaforte.