Salute: il ruolo dei farmaci antidiabetici nella lotta all’obesità

41esimo Congresso SIF: "Negli ultimi anni risultati sorprendenti"

NOV 18, 2022 -

Milano, 18 nov. (askanews) – Mai, come negli ultimi anni, sono stati compiuti tanti progressi nel campo della ricerca e dello sviluppo di nuovi farmaci per l’obesità. E così nel mondo della ricerca medico-scientifica si parla di una vera e propria rivoluzione alle porte con nuovi e, soprattutto, sempre più efficaci trattamenti farmacologici nella lotta all’accumulo di grasso nel corpo. Una vera e propria epidemia, quella dell’obesità: sono 800 milioni le persone obese nel mondo. E se fino a qualche decennio fa l’aumento di peso era considerato un fenomeno dei Paesi industrializzati, oggi è sempre più diffuso anche nei Paesi in via di sviluppo dove spopola il cosiddetto “junk food”. Tra le principali sfide per la salute pubblica a livello mondiale, l’obesità non è solo – come si pensava sino a pochi anni fa – uno dei principali fattori di rischio di gravi patologie croniche, in primo luogo diabete e malattie cardiovascolari, ma costituisce una vera e propria malattia. Una patologia complessa, legata non solo a comportamenti individuali, ma anche a un insieme di fattori genetici, ambientali e socioeconomici che influenzano le abitudini alimentari e gli stili di vita. “Le principali novità nella cura dell’obesità provengono dai farmaci antidiabetici di ultima generazione, caratterizzati da una struttura analoga all’ormone GLP-1 e in grado di avere effetti benefici anche sul controllo della massa grassa, tanto da essere stati approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) e dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) come opzione di trattamento per la gestione cronica del peso nei soggetti con obesità”, afferma il Prof. Enzo Nisoli dell’Università degli Studi di Milano, in occasione del 41esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia che si chiuderà domani a Roma. Nel caso in cui la correzione dello stile di vita (a partire da un’alimentazione sana e una regolare attività fisica) non risulti sufficiente, può essere prescritta una terapia farmacologica nei soggetti con indice di massa corporea (IMC) superiore a 30 o a 27 in presenza di comorbidita’ o altri fattori di rischio. Tra questi farmaci, il più innovativo attualmente disponibile in Italia è liraglutide: si tratta di una molecola simile al GLP-1, in principio utilizzata per il trattamento del diabete di tipo 2 e, in seguito, approvata come farmaco antiobesita’ nel 2014 dall’FDA e nel 2015 dall’EMA e dall’AIFA. “Negli ultimi anni – evidenzia ancora il Prof. Nisoli – a partire dalla liraglutide sono state condotte una serie di sperimentazioni che hanno dato risultati sorprendenti, segnando l’inizio di un nuovo e promettente filone di ricerca in quest’ambito. La principale novità rappresentata dalla liraglutide è data dal fatto che non agisce solo aumentando la secrezione insulinica a livello del pancreas, ma anche a livello centrale dove, legandosi ai recettori specifici del GLP-1, induce segnali di sazieta’ e di riduzione dell’appetito”. In Italia, oltre a liraglutide, sono disponibili altri due farmaci antiobesità: orlistat che agisce a livello del tratto gastrointestinale riducendo l’assorbimento dei grassi introdotti con la dieta; e l’associazione naltrexone-buproprione, psicofarmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale riducendo l’appetito e facilitando, di conseguenza, l’adesione a una dieta appropriata.