Locatelli: con fondi Pnrr viviamo sorta di Piano Marshall ricerca

"Fondamentale creare una vera anagrafe della ricerca"

NOV 9, 2022 -

Milano, 9 nov. (askanews) – “Pochi dubbi che con i fondi del Pnrr stiamo vivendo una sorta di Piano Marshall della ricerca e non uso a sproposito il termine. Abbiamo un’occasione di finanziamento unica e ce lo diciamo in maniera molto chiara, probabilmente irripetibile: sprecare questa opportunità sarebbe colpevole non solo verso noi stessi ma anche rispetto alle future generazioni, perché vorrebbe dire non creare investimenti ma creare solamente un debito per le future generazioni”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, nel corso del suo intervento alla XVII Edizione del Rapporto Meridiano Sanità di The European House – Ambrosetti alla presenza dei principali stakeholder dell’ecosistema della sanità e della salute italiano, in corso a Roma. “E’ fondamentale non sprecare questa opportunità, anche perché siamo in un periodo di rivoluzioni biotecnologiche assolutamente formidale e straordinario: affianchiamo a quelli che sono gli approcci terapeutici tradizionali, ma peraltro già molto più squisitamente orientati su una medicina di precisione e su approcci anche di medicina personalizzata, strumenti terapeutici che si fondano su ‘farmaci viventi’, come possono essere definiti largamente a buon diritto gli approcci di terapia genica” ha proseguito Locatelli, aggiungendo che “allora è chiaro che per un Paese come il nostro, investire in questo ambito assolutamente determinante e fondamentale, integrando le varie opportunità di ricerca che vengono a essere offerte (il professore Ippolito che mi ha preceduto citava i fondi del Pnrr associati a quelli del Piano complementare, piuttosto che ai progetti operativi Salute) evitando ridondanze e in questa prospettiva è fondamentale creare una vera anagrafe della ricerca, in cui vi sia la possibilità di integrare per poi verificare quelle che sono le progettualità che vengono supportate dal ministero dell’Università e della Ricerca, dal ministero della Salute e dal ministero dello Sviluppo economico”. “Non dimenticandoci per altro di considerare quelli che sono altri grandi finanziatori di questo Paese: il contributo che dà l’associazione italiana per la ricerca su cancro alla ricerca oncologica è imprescindibile, con dei fondi che superano anche quelli che vengono resi disponibili in ambito pubblico, e lo stesso dicasi per Telethon per le famose malattie rare” ha continuato Locatelli, che è anche Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e Terapia Cellulare e Genica del Bambino Gesù di Roma, sottolineando che “anche per riuscire a costruire dei sistemi che rendano disponibili queste terapie ai nostri malati con un circuito accademico integrato, che non vuole essere competitivo da quello offerto dall’industria farmaceutica, ma semmai complementare”. “Anche qui – ha proseguito – torna il discorso di sviluppare modelli ‘win-win’ con l’industria farmaceutica che tanto successo hanno avuto in altri Paesi e che nel nostro devono essere ancora sviluppati”. In questo senso, Locatelli ha spiegato che spesso “lo sviluppo concettuale” nasce nelle grandi università ma “poi viene traslato su larga scala dall’industria farmaceutica perchè nessuna istituzione accademica ha la forza, e tutto sommato neanche la competenza e non credo nemmeno la vocazione, per fare la traslazione”. (segue)