Carcere, extracomunitario di 24 anni si uccide a Torino

Di Giacomo: è il 72esimo detenuto che si toglie la vita nel 2022

OTT 29, 2022 -

Roma, 29 ott. (askanews) – Nuovo suicidio (72esimo, di cui 34 stranieri) nel carcere di Torino. Per gli extracomunitari la detenzione è più pesante senza servizi di mediazione e di assistenza psicologica. “Il suicidio del giovane detenuto (24 anni) di origine africana nel carcere di Torino segna il massimo storico di suicidi negli istituti penitenziari: 72 dall’inizio dell’anno, di cui 34 stranieri, in maggioranza africani. Un’altra terribile faccia della medaglia dei suicidi: per i detenuti extracomunitari – circa 12mila – l’assenza di mediatori culturali e psicologi si fa sentire in maniera ancora più pesante”. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo. Il rappresentante dei lavoratori spiega: “Mentre si leggono impegni politici e dichiarazioni di nuovi parlamentari ed esponenti di Governo i suicidi dovrebbero riportare alla realtà del carcere ed accelerare le misure da prendere passando dalle parole generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. Si pensi solo che l’età media dei detenuti che si tolgono la vita è notevolmente abbassata con un numero maggiore di giovani. La circolare del DAP e la task force istituita dal precedente Ministro Cartabia si sono rilevati fallimentari ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico, diffuso in particolare tra detenuti tossicodipendenti e con problemi psichici trasferendo ogni responsabilità ai Provveditori e ai direttori di istituto”. “Purtroppo è troppo facile – continua Di Giacomo – procedere al classico ‘scarica barile’ delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Così come è troppo facile, come è accaduto sinora da parte del DAP, invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti. Noi da tempo che abbiamo proposto l’istituzione di Sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità oltre all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche africane”. Di Giacomo poi sottolinea: “Come per il personale penitenziario che continua a dare prova di impegno civico e che ha già impedito alcune decine di suicidi. La Premier Meloni nella relazione programmatica ha fatto significativi riferimenti a questo come agli altri problemi del lavoro del personale penitenziario e del sistema carcerario. Anche il neo Ministro Nordio si è espresso, in verità non sempre in maniera chiara. Si deve fare di più e meglio: questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concreti”.