Cambiamento climatico, genomica aiuterà gli animali da allevamento

Gli studi dei ricercatori del campus di Piacenza della Cattolica

SET 28, 2022 -

Milano, 28 set. (askanews) – Ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, a caccia di geni per rendere le razze di bovini e ovini italiane resistenti al cambiamento climatico, al caldo torrido e alla siccità. Lo ha riferito in una nota lo stesso ateneo, sottolineando che “a rischio c’è la sopravvivenza stessa di molte razze locali e ingenti perdite economiche per la filiera produttiva, nonché l’arrivo di nuove malattie che possono colpire seriamente i bestiami”. Un lavoro pubblicato quest’anno su “Lancet Planetary Health” stima la perdita di produzione globale da stress da caldo in circa 40 miliardi di dollari l’anno entro fine secolo (da un minimo di 34 a un massimo di 45), pari a circa il 10% del valore di carni e latte del 2005. I genetisti del Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti (il “DiANA”, presso la Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali) hanno di recente pubblicato sulla rivista “Animals” una “review” sul tema dell’adattamento degli allevamenti al cambiamento climatico. “La selezione tradizionale produce ottimi risultati ma in tempi lunghi, almeno 5 anni, mentre la genomica, cioè lo studio dettagliato del Dna degli animali, ha quasi triplicato la velocità della selezione e ha permesso inoltre di identificare ed utilizzare nella selezione le varianti migliori di geni coinvolti nei caratteri sotto selezione, rendendo quest’ultima sempre più efficace” ha spiegato il professor Ajmone Marsan, ricordando che “attraverso la genomica sono state già individuate alcune varianti genetiche (mutazione) che aiutano gli animali che ne sono portatori nel proprio Dna ad adattarsi meglio a climi ostili. Ad esempio, in alcune razze bovine locali dei Caraibi (Senepol, Limoneiro e Carora) è stata scoperta la mutazione ‘slick’ che determina accorciamento del pelo e una serie di cambiamenti fisiologici che rendono gli animali estremamente resistenti allo stress da caldo. La mutazione – ha proseguito – è stata introdotta nella razza Frisona in Florida ed ha dimostrato di essere efficace anche in questa razza, importantissima per la produzione di latte”. Un obiettivo “potrebbe essere di inserire il gene negli allevamenti italiani ed utilizzarlo nei programmi di selezione”. “Stiamo studiando le basi genetiche dell’adattamento nell’ambito di progetti nazionali ed internazionali” ha detto la professoressa Licia Colli, aggiungendo che “coordiniamo un progetto con acronimo SCALA-MEDI che coinvolge cinque paesi, Italia, Francia, Tunisia, Algeria e Marocco, 18 partner e più di cento ricercatori, per studiare e valorizzare la capacità di adattamento delle razze locali di ovini e avicoli nordafricani a climi estremi, in particolare molto caldi e secchi, come quelli sahariani”. “Speriamo in questo modo di dimostrare il valore anche economico delle razze studiate e contribuire così alla loro conservazione sostenibile” ha chiosato il professor Riccardo Negrini, conlcudendo “deve esserci un equilibrio tra produzione efficiente con razze industriali, che permettono di sfamare il mondo in modo sostenibile, e conservazione della biodiversità zootecnica, riserva di geni utili”.