Prevenzione tumore colon-retto: quando medici e AI fanno squadra

I risultati di uno studio Milano-Bicocca con dispositivo GI Genius

SET 22, 2022 -

Salute Roma, 22 set. (askanews) – I tumori del colon-retto sono la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne per incidenza. Nel 2020 in Italia ci sono state oltre 43mila nuove diagnosi e più di 21mila decessi. La mortalità per tumore al colon-retto può essere drasticamente ridotta con una strategia di prevenzione secondaria, la colonscopia, il cui successo però dipende strettamente dalla precoce individuazione della lesione da parte di cui effettua questo esame diagnostico. Il tumore è spesso conseguente ad una evoluzione di lesioni benigne (ad esempio i polipi adenomatosi) della mucosa dell’intestino, che impiegano un periodo molto lungo (dai 7 ai 15 anni) per trasformarsi in forme maligne. Individuare precocemente una piccola alterazione della mucosa e decidere se vada rimossa quindi è determinante ma non è facile, molto dipende dalla perizia di chi effettua l’esame. Oggi nuovi dispositivi dotati di intelligenza artificiale (AI) possono affiancare l’endoscopista nel suo lavoro, riducendo il rischio di errore. Affiancare, non sostituire. Sarà sempre l’uomo, il professionista ad avere l’ultima parola come dimostra anche un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Scientific Reports che ha indagato il rapporto tra uomo e AI proprio in riferimento all’ausilio che questa può fornire in sede di esame endoscopico per la prevenzione del tumore al colon-retto. Lo studio – condotto in collaborazione tra l’Università di Milano-Bicocca e Cosmo Pharmaceuticals, che ha sviluppato il dispositivo dotato di AI GI Genius, ideato e sviluppato in Italia, per individuare e categorizzare eventuali lesioni – ha coinvolto 21 endoscopisti chiamati a decidere, di fronte a oltre 500 video di colonscopie, se seguire i suggerimenti dell’AI sulla presenza o meno di lesioni e sulla loro natura oppure no. Sulla base delle immagini endoscopiche GI Genius offre tre possibilità di classificazione indicando la lesione come benigna, precancerosa oppure astenendosi dal classificarla (anche l’AI a volte può non avere una risposta). Il campione umano è stato posto quindi di fronte a una scelta: seguire o no le indicazioni del dispositivo in caso di pareri discordanti? “Per cominciare – spiega il Prof. Carlo Reverberi del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, primo autore dello studio – ci siamo chiesti se i medici avrebbero evitato i due opposti scogli nell’interazione con l’IA: ignorare i suoi consigli oppure aderire completamente ad essi. La risposta è stata la ‘via di mezzo’ migliore possibile. Gli endoscopisti hanno accolto le opinioni dell’IA spesso quando a loro avviso erano giuste, e raramente quando erano sbagliate. Gli endoscopisti erano in grado di valutare caso per caso la solidità delle opinioni dell’AI, decidendo di modificare la propria opinione solo quando quella dell’AI fosse ritenuta più affidabile. È un po’ come quando – prosegue Reverberi – prendiamo in seria considerazione il parere di un collega che si mostra sicuro e deciso su uno specifico problema, mentre lo ignoriamo se si mostra tentennante e indeciso. Questa capacità dei medici ha permesso di creare una squadra uomo-macchina che ha prodotto prestazioni diagnostiche superiori sia all’uomo che alla macchina presi separatamente. Un miglioramento particolarmente visibile fra gli endoscopisti inesperti che, in squadra con l’AI, raggiungevano prestazioni analoghe a quelle dei più esperti”. “Questo risultato mi fa particolarmente piacere – dichiara il Dott. Andrea Cherubini responsabile del dipartimento di Intelligenza Artificiale di Cosmo – perché dimostra come non sia importante solo inseguire prestazioni sempre migliori degli algoritmi di AI, ma sia altrettanto importante disegnare i nuovi dispositivi intelligenti tenendo in considerazione il fattore umano. GI Genius, il dispositivo medico dotato di AI usato nello studio, è stato disegnato e realizzato da Cosmo e viene commercializzato nel mondo dall’azienda Medtronic. Nel caso di GI Genius, la chiave di un utilizzo efficace – sottolinea Cherubini – è stata la creazione di una interfaccia che permettesse agli endoscopisti di distinguere intuitivamente i casi nei quali l’algoritmo era molto sicuro da quelli nei quali non lo era altrettanto, consentendo al medico di bilanciare in modo ottimale la propria opinione e quella dell’intelligenza artificiale. Impiegando questi dispositivi intelligenti nei programmi di screening italiani già attivi per il cancro del colon-retto è possibile ridurre drasticamente il numero dei cancri di intervallo”. Lo studio è il risultato di una preziosa collaborazione multidisciplinare che ha visto coinvolti altri scienziati dell’Università di Milano-Bicocca, il Dott. Tommaso Rigon ed il Prof. Aldo Solari del Dipartimento di Statistica e il Prof. Paolo Cherubini del Dipartimento di Psicologia, oltre ad un team internazionale di endoscopisti tra i quali il Prof. Cesare Hassan dell’unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Humanitas.