Coltiva cannabis in casa: imputato con fibromialgia assolto a Paola

Ass. Meglio Legale: 1.200 giorni per processo che non doveva farsi

SET 22, 2022 -

Salute Milano, 22 set. (askanews) – Un 25enne calabrese affetto da fibromialgia, accusato di aver coltivato in casa due piante di cannabis che utilizzava per lenire i dolori causati dalla sua malattia, è stato assolto oggi da un giudice del tribunale di Paola (Cosenza) perché il fatto non sussiste. Lo rende noto l’associazione antiproibizionista “Meglio Legale”, che lo ha assistito tramite il lavoro dell’avvocato Gianmichele Bosco del Foro di Catanzaro. “Arrestato all’inizio di giugno 2019, dopo un mese di domiciliari e due di obbligo di firma, questa mattina il 25enne si è presentato davanti al giudice per la quarta volta” ha ricostruito in una nota l’associazione, spiegando che il giovane “aveva iniziato una piccola coltivazione domestica dal momento che non riusciva a recepire la medicina tramite il Sistema Sanitario Regionale: la Calabria, infatti, è una delle tre regioni italiane (insieme con Molise e Valle D’Aosta) che non hanno un decreto regionale per recepire le direttive del Ministero della Salute che prevedono la possibilità di curarsi con questo tipo di terapia”. “Dal giugno 2019 ad oggi ci sono voluti milleduecento giorni per stabilire che Cristian era innocente: non è solo il tempo a pesare in questa storia, è lo stigma che rovina la vita persino a chi della cannabis ha bisogno per curarsi” ha dichiarato la coordinatrice di Meglio Legale, Antonella Soldo, sottolineando che “è il pregiudizio fatto proprio dalle istituzioni, da chi non vede l’assurdità di un sistema che impegna forze dell’ordine, avvocati, tribunali per processare un ragazzo che non era certo uno spacciatore e che per quella cannabis ha pure una prescrizione medica”. “L’assoluzione è un messaggio importante non solo per me, ma per tutte le persone che si trovano nelle mie condizioni: la mia è stata una necessità” ha affermato il 25enne, aggiungendo “ho voluto sopperire a una mancanza e l’ho voluto fare senza andare nelle piazze di spaccio: speriamo che in Italia altri non si ritrovino nelle mie situazioni, sono stati tre anni d’inferno”. Al sit-in convocato dall’associazione fuori dal tribunale di Paola, hanno partecipato anche la deputata del Partito Democratico, Enza Bruno Bossio, e le associazioni del territorio, Arci Cosenza e Filorosso ’95. A sostegno del giovane sono arrivati i messaggi del presidente di +Europa, Riccardo Magi, e della senatrice Emma Bonino che ha detto: “E’ assurdo che le istituzioni non tutelino pazienti e consumatori, che in Italia sono 6 milioni, lasciandoli nelle mani della mafia, legalizzare vuol dire far entrare 7 miliardi nelle casse dello stato e garantire più sicurezza: per me questa è una priorità”.