Maltempo Marche, Sigea: serve cultura della cura, natura violata

L'intervento del geologo Enrico Gennari

SET 17, 2022 -

Maltempo Roma, 17 set. (askanews) – “Più ‘che Dio ci aiuti’ come invocato da qualche sindaco, speriamo che Dio non lasci che le conseguenze dei nostri comportamenti, ostinatamente scriteriati, producano prima o poi i loro effetti devastanti e dolorosi. Ancora alluvioni, morti e distruzione. Purtroppo sì, nuovamente sotto è andata la vallata del Misa e dell’alto Metauro in provincia di Ancona e Pesaro, pagando il conto più alto”. Lo ha detto il geologo Enrico Gennari, coordinatore area tematica “Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile-Ecologia”, della Società Italiana Geologia. Ricordando una enciclica di Papa Francesco ‘Il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana’ Gennari aggiunge: “Tutto è intimamente connesso e ‘siamo tutti sulla stessa barca’, e quindi davvero siamo tutti uniti anche nella tragedia, visto che ne facciamo tutti le spese, da chi con le mani nel fango sta piangendo i propri cari, a chi, magari da lontano dietro ad una scrivania, dovrà curare, risanare, risarcire, ricostruire e governare, in maniera più lungimirante attraverso la concertazione dal basso”. “Questo possono fare i ‘Contratti di Fiume’, se solo ci si credesse, mettendo a terra piani e programmi ambiziosi, che mirano, cosa di non poco conto, a cambiare anche stili di vita e di governo. Sì, perché non è solo Francesco che va ripetendo l’urgenza di una ‘ecologia integrale’ che parte dalla riscoperta della ‘cura’ e ‘cultura della cura’ della casa comune, attraverso una conversione ecologica e comunitaria”. Perché “la nostra Terra, che abbiamo violato, sfruttato, rapinato, cementato in lungo e in largo, sta gridando, e possiamo uscirne solo ripartendo dalla ‘cultura della cura’ dello ‘zerbino’ e dei beni comuni a noi più prossimi fuori del portone di casa, fino al più lontano spartiacque del bacino idrografico di turno, quello purtroppo ieri sera dell’alto pasarese-anconetano”. Insomma – sottolinea – “l’ennesima bomba d’acqua, con tempi di ritorno non più secolari ma di pochi anni, segno fin troppo evidente d’un cambiamento climatico dovuto anche al nostro scriteriato impegno, ha picchiato duro con precipitazioni tropicali di oltre 400 mm che, in pochissime ore, qui come purtroppo nella maggior parte della nostra amata Italia, hanno sbriciolato la nostra bella casa comune, portandosi dietro con l’acqua, fango, alberi che intasano ponti, morti e distruzioni catastrofiche”.