Iss: più che raddoppiati i casi di virus West Nile, sono 94

Sette i decessi confermati. "Non c'è un vaccino"

AGO 4, 2022 -

Salute Roma, 4 ago. (askanews) – Sono “più che raddoppiati i casi umani di infezione da West Nile Virus nell’ultima settimana di sorveglianza. Dall’inizio di giugno 2022 sono stati segnalati in Italia 94 casi confermati di infezione da West Nile Virus (WNV) nell’uomo (42 nell’ultimo bollettino); di questi 55 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva”. Lo spiega l’Istituto superiore di sanità nel bollettino settimanale riguardo il virus. Diciannove casi – si aggiunge – “sono stati identificati in donatori di sangue (3 Lombardia, 11 Veneto, 4 EmiliaRomagna, 1 Piemonte), 19 casi di febbre (Lombardia, 16 Veneto, 1 Emilia-Romagna) e 1 caso sintomatico (1 Veneto). Il primo caso umano della stagione è stato segnalato dal Veneto nel mese di giugno nella provincia di Padova. Sette decessi sono stati notificati tra i casi confermati (5 in Veneto, 1 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna)”. L’Iss spiega poi che “non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente”. E’ consigliato l’uso di repellenti e indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto; usare delle zanzariere alle finestre; svuotare di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante; cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali; tenere le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate. La febbre West Nile è una malattia provocata dal virus West Nile, della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. L’Istituto superiore di sanità ricorda che i “serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri”. Il “periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona”. “Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale”. Red/Nav